Chi parla male, pensa male e vive male
“Chi parla male, pensa male e vive male.” Non poteva che cominciare con questa celebre citazione, tratta dal film “Palombella rossa” del 1989, l’incontro su “Nanni Moretti e la lingua italiana” che ha aperto, all’Istituto italiano di cultura di New York, gli eventi che fanno riferimento alla sedicesima edizione della settimana della Lingua Italiana nel Mondo, sette giorni in cui gli 83 Istituti italiani di Cultura sparsi all’estero hanno fatto conoscere la nostra lingua sotto tutti i suoi aspetti.
Quest’anno il tema prescelto era “L’italiano al cinema, l’italiano nel cinema” e ospite d’onore nella Grande Mela è stato il regista romano, autore di “Caro Diario”, “Il Caimano” e altri importanti successi. Al dibattito con lui, Giuseppe Antonelli, professore di Linguistica italiana all’università di Cassino, saggista e conduttore della trasmissione di Radio 3 “La Lingua batte”. Al pubblico presente, è stato utile per toccare con mano i vari volti della lingua, di fondamentale importanza in tutta la cinematografia di Moretti. Antonelli ha tenuto presente alcune delle citazioni dei suoi film, divenute, in seguito, proverbiali: “Faccio cose, vedo gente” in “Ecce Bombo”, “Continuiamo così, facciamoci del male” in “Bianca”, “D’Alema, dì qualcosa di sinistra”, in “Aprile”. Si è fatto caso anche alla capacità “profetica” di Moretti che, ad esempio, in “Sogni d’oro”, anticipava la volgarità della lingua divenuta, in seguito, punto focale di diversi talk show politici. “Basta avere un po’ di attenzione, schizzare le antenne e vedere i cambiamenti in atto” ha detto il regista, che nei suoi scritti, raccontando di sè, ha raccontato il paese “senza mai usare parole dolci per smussare la realtà come si faceva quando si diceva BR anziché “Brigate Rosse”, o si fa oggi con “baby gang”.
“In ogni caso, ha detto l’autore, -le parole che più detesto non sono mai entrate nei miei film-. Quali espressioni odio di più in questo momento? “criticità”, “tempistica”, “posizionare”, ma soprattutto “noi garantiamo un servizio H24”. Eppure Moretti non si sente un conservatore: “Ci sono termini che vengono usati oggi più di ieri e che sono belli perché ci parlano di un paese bello e per tutti, quali “eccellenza”, “inclusivo”. “Oggi, -ha concluso-, mi colpisce l’incapacità della politica di farsi capire, di spiegare le leggi quando sono giuste. Ci si rincorre in parole che non hanno senso, quali “buonismo”, termine che non significa nulla e significa tutto, ed è comunque sempre meglio del “cattivismo”. In definitiva, ci vorrebbe meno pigrizia e più attenzione nell’uso della lingua”.
“Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti.”
SOPHIA CALISE 4E BS