venerdì, Novembre 22, 2024
Costume e Società

”Ogni vita è sacra”

Queste le parole pronunciate da Papa Francesco durante l’incontro tenutosi nei giorni scorsi nell’aula nuova del sinodo in Vaticano per il 25° anniversario della firma della costituzione apostolica Fidei Depositum da parte di San Giovanni II con la quale promulgava il cattolicesimo della chiesa cattolica.

Papa Francesco nel suo discorso ha sostenuto che, pur conservando il patrimonio della dottrina della chiesa, essa deve oggi guardare avanti, considerando anche e soprattutto le grandi sfide che sono presenti nella cultura e nella società.

Ed ha fatto riferimento ad un tema che, secondo lui, dovrebbe trovare nel catechismo della chiesa cattolica uno spazio più adeguato e coerente: la pena di morte.

dei delitti e delle pene

Questa, infatti, non dovrebbe essere soltanto un argomento storico da studiare, facendo pertanto riferimento alla pietra miliare segnata dall’intellettuale illuminista Cesare Beccaria nel suo rivoluzionario testo “Dei delitti e delle pene”, ma dovrebbe essere anche motivo di riflessione e diventare una consapevolezza del popolo cristiano. Il pontefice rifiuta un atteggiamento di tacita accondiscendenza nei confronti di una pena che lede e mortifica la dignità umana e che, umiliandone il valore, è contraria al Vangelo, portando in sé la volontarietà della soppressione della vita umana, sacra agli occhi del creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante.

Bergoglio afferma anche che “nessun uomo, neppure l’omicida, perde la sua dignità personale, perché Dio è un padre che pazientemente attende il ritorno del figlio che ha sbagliato e che nel perdono chiesto rinasce riconciliato ad una nuova vita. Rimanendo neutrali oggi dinanzi alla negazione della vita stessa, e quindi di Dio, si è colpevoli.”

Siamo totalmente d’accordo col nostro pontefice quando afferma che la pena di morte è oggi inammissibile, per quanto grave sia il reato commesso dal condannato. È un affronto all’inviolabilità della vita e della dignità della persona umana; essa non rende giustizia alle vittime, ma incoraggia la vendetta. Il comandamento ‘Non uccidere’ infatti ha un valore assoluto e riguarda sia l’innocente sia il colpevole”.

I nostri tempi sono orami maturi per auspicare un dialogo che possa dare forte impulso all’impegno per l’abolizione della pena capitale in tutti quei Paesi del mondo in cui essa è ancora contemplata. In un altro suo intervento sempre sull’argomento il santo padre ha ribadito con passione che “L’impegno di tutti deve essere quello di lavorare non solo per l’abolizione della pena di morte, ma anche per il miglioramento delle condizioni della detenzione, per far rispettare pienamente la dignità umana delle persone private della libertà. ‘Fare giustizia’ non significa una pena fine a se stessa, ma che le pene hanno come scopo principale la riabilitazione del reo”.

Pena senza speranza è tortura. La giustizia deve essere pertanto aperta alla speranza di reinserimento del reo nella società.

Non c’è nessuna pena valida senza la speranza! Una pena chiusa in se stessa, che non porta alla speranza, è una tortura, non una pena”.

Debora Della Candelora, Mariapia Trifirò 3C BS

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