A come AMICIZIA
…Ricordare è un modo di incontrarsi….
L’amicizia, legame che si instaura tra due o più persone viene messa, spesso ad un livello sociale pari a quello familiare e, in alcuni soggetti, diventa anche un fattore di sicurezza e fiducia, un porto sicuro entro il quale confidare i propri segreti più intimi.
Aristotele, ci parla di amicizia in termini di piacere, interesse e bontà. Quest’ultimo elemento , per il filosofo caratterizza la vera amicizia; quella basata sull’interesse, invece, è la relazione più fragile data la volubilità degli interessi personali, così si esprime, a tal proposito Fred Uhlmann in “L’amico ritrovato”: “Nella mia classe non c’era nessuno che avrebbe potuto rispondere all’idea romantica che avevo dell’amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato volentieri la vita”.
L’amicizia è sempre stato uno dei sentimenti più importanti nella vita degli uomini, perciò questo tema è stato trattato da artisti, filosofi, poeti e scrittori fin dall’antichità. L’amicizia è un qualcosa di cosciente e incosciente allo stesso tempo, nasce spontanea, spesso anche tra le asperità; è ingenua: tutto ciò che è spontaneo è ingenuo ed è bello. Non è un dato variabile e non muta con gli uomini, o, almeno, non dovrebbe.
Il frammento di Uhlmann mette in evidenza quanto avere un amico possa significare avere un gancio in mezzo al cielo, poiché il contesto nazista, di cui l’autore e l’amico fanno parte, rappresenta l’isolamento in cui ogni uomo può venirsi a trovare in qualsiasi epoca, dove i miei valori non corrispondono con i tuoi e dove è facile sentirsi soli e a disagio. Qui l’amicizia è catarsi e la voglia romantica di fuggire il proprio tempo, ma è più semplicemente il desiderio di legarsi a ciò che ci fa stare bene e ci rende meno fragili.
È forse vero che le persone cambiano nel tempo, o meglio dire che il tempo cambia le persone? L’amicizia va coltivata quotidianamente come un campo, è come un edificio che viene costruito durante tutta una vita. La lontananza non è mancanza di affetto, anzi ci fa capire quanto dell’altra persona amiamo, nonostante le difficoltà, nonostante il tempo, come traspare nella canzone “Canzone per Piero “del cantautore Guccini:” Mio vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci conosciamo, venticinque anni son tanti e diciamo un po’ retorici che sembra ieri”.
Diamo, troppo spesso, un prezzo a tutto, ma valore a niente e in questo estratto possiamo ben capire quanto sia di sostanziale anche solo un ricordo, perché ricordare è un modo d’incontrarsi. Sin dai tempi della creazione del mondo, l’uomo avvertì il bisogno e la necessità di rapportarsi e vivere in compagnia, costruendo tribù, e quindi servendosi di reciprocità.
Si deduce che l’amicizia sia insita nell’uomo, tuttavia cambia al variare di quest’ultimo.
Con l’avvento della tecnologia, in particolare dei social network, cambiano, ad esempio i comportamenti e i modi di manifestare qualsiasi emozione. Ci ritroviamo a constatare, ora, nel nostro giovane tempo, come ogni persona resti ferma istupidita davanti ad un mondo virtuale dove l’amicizia, o qualsiasi altro tipo di relazione, smette di esistere. Non esistono serate, né pomeriggi di consolazione: non esiste vita reale. Da un post pubblicato in bacheca, dal numero di amici che “abbiamo”, cosa ci resta? È tutta una moda e niente sentimento. Come afferma M. L. Rodotà, in “L’amicizia svuotata nell’era di Facebook”, “l’immagine del vero amico, un’anima affine rara da trovare e molto amata, è completamente scomparsa dalla nostra cultura”. Malgrado tutto, l’amicizia resta comunque un fenomeno umano che, per quanto possa essere stato ed è ancora distorto dai mutamenti tecnologici, tuttavia per sussistere non può prescindere da quegli aspetti che restano e devono restare estranei al mondo virtuale.
Il potersi incontrare, il conoscere tristezza e sorrisi l’uno dell’altro, saggiare caratteri e temperamenti, sentire voci, passeggiare e rendersi conto che il mondo è bello così com’è, sono tutte cose che difficilmente Internet può sostituire. Nel suo delegare tutto e anche sé stesso alle macchine, l’uomo sta perdendo la sua identità e la sua ragione d’essere, e se puta caso ci fosse un blackout generale, egli non sarebbe più in grado di far nulla. Questa amara verità ci rende tristi se pensiamo al futuro, ma non ci resta che sperare che almeno i sentimenti si salvino e che a loro volta salvino il mondo.
SOPHIA CALISE 4^E BS