STORIA DI IQBAL
“Storia di Iqbal” è un libro di Francesco d’Adamo, un noto autore contemporaneo che nei suoi romanzi prova a raccontare le contraddizioni del mondo attuale.
In questo libro racconta la vera storia di Iqbal Masih, un ragazzino pakistano divenuto il simbolo della lotta contro lo sfruttamento minorile.
Pubblicato nel 2001, il romanzo ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui il premio “Cassa di risparmio di Cento” e “La ciliegia d’oro”.
Ambientata nel Pakistan, a Lahore, in epoca recente, la storia è narrata da Fatima, una ragazzina immaginata dall’autore che lavora nello stesso stabilimento di Iqbal. I due, insieme ad altri ragazzi, sono costretti ad alzarsi all’alba e cominciare a tessere tappeti per il loro padrone, Hussain Khan. Ceduti dalle loro famiglie, i ragazzi vivono in miseria, aspettando che il loro interminabile debito venga finalmente estinto. Ma quando arriva Iqbal, qualcosa cambia. Il ragazzino infatti si ribella ad Hussain Khan e accende nei ragazzi la sete di libertà; riesce addirittura a scappare dal laboratorio e ad andare in città. Qui conosce Eshan Khan, un uomo che combatte contro lo sfruttamento minorile e decide di aiutarlo. Così insieme a dei poliziotti e a un giudice, libera Fatima e gli altri ragazzi. In molti tornano dalle loro famiglie, tranne Fatima e un’altra ragazzina, Maria, che vanno con Iqbal alla sede del Fronte di liberazione del lavoro minorile.
La lotta ha così inizio e insieme a Eshan Khan aiutano molti altri bambini costretti a lavorare. Iqbal tiene anche discorsi in America e Svezia.
Mentre il piccolo eroe sta per avviare una bellissima carriera, Fatima ritorna dalla sua famiglia, dove riceve poco tempo dopo una lettera da Maria, che le comunica la morte di Iqbal ucciso mentre scorazzava con una vecchia bicicletta.
Il ritmo del romanzo è veloce per la presenza di numerose sequenze narrative. Inoltre i fatti non vengono narrati in ordine cronologico: la storia è infatti un lungo flashback di Fatima, che l’autore immagina in Italia. A mio avviso la parte più bella del libro è la lettera scritta da Maria, in particolare la parte finale: “Racconta a qualcuno la nostra storia. Raccontala a tutti. Che non se ne perda il ricordo. Solo così Iqbal sarà sempre accanto a noi”.
Questa storia ci fa riflettere su un triste fenomeno diffuso a livello mondiale: oggi tanti ragazzi non hanno il coraggio dell’impavido pakistano e passano tutta la loro vita sotto il giogo del loro padrone.
Iqbal tuttavia ha cambiato molte cose. Maria racconta infatti che dopo la sua morte diversi ragazzi sono andati alla sede del Fronte e hanno denunciato i loro sfruttatori.
Il suo coraggio e il suo impegno non vanno dimenticati.
Agata Calabrò
Istituto Comprensivo 2 “S. D’Acquisto” Classe IIIA