domenica, Dicembre 22, 2024
Cultura

INTERVISTA AL MAESTRO BARONELLO

Il Maestro Orazio Baronello è un talento messinese riconosciuto ed osannato a livello nazionale ed internazionale. La passionalità e la solarità con cui anima le sue esibizioni sono state apprezzate dalla critica come rivelatrici del temperamento mediterraneo del direttore d’orchestra.

Nato a Messina, è stato indirizzato alla musica dal maestro Pavarini. Le sue doti eccezionali e la sua grande passione hanno segnato il suo percorso di studio e la sua carriera fino a consacrarlo uno dei direttori d’orchestra più brillanti. Il suo nome figura in prestigiosi festivals musicali di respiro internazionale.

Il Maestro Baronello ha gentilmente risposto ad alcune domande da parte della Redazione del Lettore. Ecco, di seguito, il contenuto dell’intervista:

Può raccontarci il suo primo incontro con la musica?

 Certamente, sembra paradossale ma la presenza delle Suore Pastorelle nella mia carriera musicale è stata determinante. All’asilo si organizzavano delle piccole recite con interventi musicali dove per l’occasione io suonavo la batteria. È stato amore a prima vista, quando si parlava di musica ero il primo ad intervenire: avevo 4 anni.

 Quando è stata la sua prima volta da Direttore?

La mia prima volta da direttore fu nel 1974, avevo 13 anni e frequentavo a Castanea le lezioni nella Banda del mio paese; ricordo che eravamo in sala prova e fuori un temporale impedì l’arrivo del Maestro, non ci perdemmo d’animo e dissi ai presenti: “Provate con me”? Accolsero la proposta e da allora il Maestro mi diede l’incarico di Vice.

Quando ha deciso di fare della musica una professione vera e propria?

Dal momento in cui decisi di frequentare il Conservatorio, naturalmente su invito del mio Maestro Dante Pavarini.

Quali sono le difficoltà maggiori che riscontra in questa professione?

La facilità e la superficialità che si ha nell’aprire la bocca per denigrare l’operato altrui; in campo artistico chi arriva per ultimo pensa sempre di saperne più di chi lo ha preceduto, il rispetto e la gratitudine verso il collega non esiste. I miei maestri, anche Scaligeri, mi hanno insegnato che, l’autorevolezza nei confronti dell’orchestra la dà solo il sapere, che è solo frutto di giorni, mesi e anni di continuo studio e sacrifici: mai arroganza.

Ha iniziato subito a dirigere in Italia o ha intrapreso prima esperienze all’estero?

Diressi da professionista all’Estero. Mi diedero l’opportunità di sostituire un maestro sentitosi poco bene. I Direttori Italiani sono ben rispettati considerato che la nostra bella Italia è la Patria del Melodramma.

 Quanto tempo dedica allo studio, qual è la giornata tipo fuori dalla produzione?

 I direttori d’orchestra non conoscono pause, il cervello è sempre in continuo studio, anche quando si è in una fase di “riposo”. Posso solo confermarle che, se dovesse mai succedere un giorno di non poter studiare o far musica, mi sembrerebbe aver perduto un giorno della mia vita.

Quali sono le difficoltà maggiori che riscontra in questa professione?

  La difficoltà maggiore che oggi si riscontra è una conseguenza fondamentale della situazione socio-culturale che abbiamo nel nostro paese. Non dimentichiamo che tante Orchestre sono state chiuse definitivamente, ed altre che resistono ancora fanno parte di Fondazioni, anch’esse con il lavoro ridimensionato. Rimangono in Italia: Una Orchestra RAI, L’orchestra della Scala di Milano, Santa Cecilia di Roma e il Massimo di Palermo. È già da parecchi anni che non si realizzano concorsi e i posti di lavoro per Professori e Direttori d’orchestra diminuiscono. Continuando di questo passo perderemo la vera identità del Paese, un tempo fondato dal bel Canto e dall’inimitabile Melodramma.

Che bacchetta usa oggi per dirigere?

Una comunissima bacchetta in resina, di colore bianco, con il pomello in sughero.

Cosa ama, per contro di questo lavoro?

 Di questo lavoro amo innanzitutto la possibilità che ti regala nel poterti misurare musicalmente e socialmente con il Mondo intero. Oggi più che mai viviamo in un mondo globalizzato dove è necessario almeno conoscere tre lingue, per poter interloquire con popoli nuovi e soprattutto di culture e tradizioni diverse tra loro.

 Cosa significa per lei dirigere un’orchestra?

  Per me dirigere una Orchestra significa L’apoteosi, avere la facoltà di elevarti verso il Divino (cosa che altrimenti non potresti mai fare) e, nello stesso tempo, giocare con i suoni, riuscire a far pensare tutti gli orchestrali allo stesso modo e verso un’unica direzione, compatibilmente con le esigenze che l’autore che stai eseguendo ha scritto.

Cosa può rendere un direttore davvero unico?

L’essere unico per un direttore significa per certo avere delle qualità che in altri direttori non vengono riscontrate: qualcuno può manifestare un bel gesto, qualche altro la memoria, altri la capacità della concertazione etc. Per me un buono e bravo direttore deve avere delle componenti   di formazione e di qualità che l’uomo comune purtroppo non ha. Non dimentichiamo che, l’autorevolezza e l’autorità del direttore, è dovuta soprattutto alla Sua preparazione. Il suono che riesce a far emergere dall’Orchestra che sta dirigendo deve essere unito a scelte originali.

Opera a cui si sente più legato?

 È fisiologico, da buon Italiano, mi sento legato all’800, ma la cosa che penso con massima sincerità che ognuno di noi nella propria vita è legato a dei momenti che purtroppo non ritorneranno mai più e di conseguenza anche alle Musiche che hanno accompagnato quei momenti.

Un suo difetto ed un suo pregio?

Essere sempre e comunque me stesso.

Che messaggio dà oggi la musica classica?

  La Musica classica è stata intesa da secoli come materia d’elite, in effetti penso che non sia così: se identifichiamo la Musica come una lingua e di conseguenza la si insegna sin dall’asilo diventa di Tutti e di fruizione sociale; di conseguenza, è solo una questione di “Educazione ai suoni” ma su questo argomento le nostre Istituzioni rimangono assenti o refrattarie, la cultura non dà frutti immediati, altre cose si. Diceva invece Beethoven che:” Iniziare i bambini allo studio della Musica significa avere domani dei cittadini Migliori”.

In Italia possiamo parlare oggi di “cervelli in fuga”?

  Cervelli in fuga in qualsiasi ambito di lavoro e non soltanto nella Musica. È solo una scelta della nostra Politica, sono dell’avviso che dietro le scrivanie di chi ci governa in qualche caso troviamo della gente incompetente.

Qual è il ruolo che la scuola, come agenzia educativa dovrebbe svolgere per avviare al meglio all’ed musicale?

Mi pare di aver risposto precedentemente: sin dall’asilo, per poi arrivare ai Conservatori almeno senza sbagliare i congiuntivi sia della lingua Italiana che della Musica.

Quali sono i compositori da cui si sente più influenzato?

 Lo studio che necessariamente un Direttore d’orchestra deve fare comprende diversi periodi della vita dell’universo, è indispensabile uno studio rigoroso e cronologico degli autori, che ti porteranno a vedere cose che prima ignoravi. Questo lo si trova sia in autori Italiani che stranieri, sono dell’avviso che la terra ha avuto in regalo due grandi ed immensi geni musicali: Bach e Mozart, gli altri dei grandissimi studiosi!!!!

Se la sua vita fosse la trama di un film come si intitolerebbe?

 La MUSICA: La Vita

 

LA REDAZIONE

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