domenica, Dicembre 22, 2024
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L’amore che mi resta

Se si perdono i genitori si è orfani, se si perde il coniuge si è vedovi. E se si perde un figlio?

In nessun dizionario, in nessuna lingua al mondo, esiste una parola che definisca questa condizione, probabilmente perché la vita stessa di un genitore si ferma nell’istante in cui muore il figlio.

È questo il pensiero di Daria, la protagonista della storia: Daria è una madre che non ha più sua figlia Giada. Una perdita incolmabile, che la trascina a toccare con mano l’insensatezza stessa dell’esistenza. Daria non riesce, non può e non vuole accettare un mondo di cui ormai la figlia non fa più parte e si chiude lentamente nel suo universo di ricordi, una dimensione senza tempo, in cui vengono analizzati i due momenti salienti della vicenda, l’adozione di Giada e il momento in cui la ragazza decide di mettere fine alla sua vita, il suo inspiegabile suicidio.

Il filo della storia è condotto con sensibilità e delicatezza, in un’abile intersecazione di piani temporali che ci fanno conoscere Giada bambina e ormai adulta, e mamma Daria, tenace e combattiva dinanzi agli ostacoli che la vita le ha messo davanti. Solo l’ultimo ostacolo risulta insormontabile, accettare la realtà di una morte voluta, cercata da colei che aveva cresciuto con tutto l’amore possibile.

Un libro che riflette sulla vita, sulla famiglia, sul rapporto genitori-figli e sul concetto dell’abbandono, spesso condizione mentale e non fisica di un individuo. La solitudine di chi cerca di ricomporre il puzzle della propria vita è ciò che può uccidere interiormente qualcuno, estrapolarlo dalla realtà in cui vive, alienarlo, ingabbiarlo in una dimensione di fragilità e paure ancestrali.

Daria dovrà scoprire con il suo istinto di madre cosa ha realmente strappato Giada al suo affetto e qual è la chiave della vita, il motore che spinge, ancora e nonostante tutto, a donarci a chi ci resta. Un viaggio tra presente e passato, tra gioia e dolore: l’analisi che Daria farà di se stessa, del suo essere figlia, madre e moglie diviene emblema dei rovelli interiori con cui spesso affrontiamo la quotidianità, con l’ansia di sentirci amati e mai inadeguati a chi ci circonda.

Annarita Formica

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