NEL SET DELLE MERAVIGLIE CON IL GIORNALISTA E SAGGISTA LUCIANO MIRONE
Intellettuale carismatico ed eclettico del panorama letterario italiano, Luciano Mirone rappresenta la voce attenta di una società in continua evoluzione, segnata da molteplici vicende.
Dalle inchieste di mafia alle composizioni teatrali, dai saggi letterari agli approfondimenti cinematografici, la sua intensa carriera è scandita da lavori interessanti che lo hanno fatto conoscere ad un vasto pubblico.
Autore di successo, lo incontriamo durante la presentazione del suo libro” Il set delle meraviglie”. Gentilmente risponde alle nostre curiosità.
Attraverso le pagine della sua ultima pubblicazione è possibile ripercorrere le fasi salienti del neorealismo cinematografico dl ‘900. Sembra di rivivere le emozioni del boom economico. Che cosa spera abbia trasmesso alle nuove generazioni che si accingono alla lettura alla di quel meraviglioso periodo carico di speranze per il futuro?
-Del neorealismo, il libro parla a proposito del capitolo “La terra trema”, il primo il film col quale il regista Luchino Visconti, subito dopo la Seconda guerra mondiale, inaugura questo straordinario filone cinematografico ripreso successivamente soprattutto da Rossellini. “La terra trema” è la trasposizione cinematografica de “I Malavoglia” di Giovanni Verga, è ambientata nel borgo marinaro di Aci Trezza, vicino Catania, dove lo scrittore catanese, circa sessant’anni prima, aveva parlato della sofferenza, delle speranze, delle illusioni e delle disillusioni dei pescatori di questo luogo poverissimo al quale il regista lombardo si era legato per le bellezze naturalistiche e per la semplicità dei suoi abitanti. Il volume si sofferma su altre tredici pellicole che per la poesia che esprimono, per i premi aggiudicati, per le storie che raccontano, per la suggestività dei luoghi, hanno fatto sognare il mondo. In realtà, parte di queste opere – come accennato nella domanda – sono state realizzate in periodo di boom economico (anni Cinquanta-Sessanta): per le piccole comunità scelte come location sono state un poderoso volano di sviluppo economico grazie ai soldi che le società cinematografiche hanno lasciato.
Come nasce l’idea geniale di far rivivere la storia dei film attraverso le comparse ed i figuranti?
– Non so se è un’idea geniale, so che sono stato sempre appassionato alle storie raccontate dalla “gente comune”. In questo libro il protagonista non è il divo, ma l’uomo della strada impiegato come comparsa, come figurante, come trovarobe, come uomo di fatica, depositario di tanti aneddoti, episodi e segreti legati ai film. È uscito fuori un affresco in cui le emozioni scaturite dalla descrizione di una piazza, di un vicolo o di un paesaggio si sono intrecciate con i tanti racconti fatti dal contadino, dal pescatore, dal barista, dalla casalinga, dal proprietario dell’albergo e del ristorante, racconti in cui la realtà ha superato la fantasia e che potrebbero dare lo spunto per girare altri cento film.
Conoscere le loro storie a distanza di decenni dal ciak, permette di rivivere la stessa atmosfera?
-È stato bello ripercorrere le vicende di queste grandi opere cinematografiche raccontando i sogni di decine di persone di tanti piccoli paesi siciliani andate in visibilio davanti ad una macchina da presa. Paesi conosciuti e sconosciuti come Ciminna (Palermo) dove è stata ambientata la Donnafugata del “Gattopardo”, o Savoca (Messina) diventata Corleone ne “Il padrino”, o Sciacca, straordinaria location di “Sedotta e abbandonata”, o Salina con quella dimora color tramonto dove è stata individuata la casa di Neruda ne “Il postino” di Michael Radford e Massimo Troisi.
Nel suo interessante lavoro editoriale, Lei costruisce una ricerca appassionata e precisa dei set cinematografici più importanti dell’ultimo secolo. A quale film è più legato e perché?
-Sono legato a tutti i film: ognuno esprime un fascino diverso.
Durante i suoi numerosi incontri con i lettori del suo libro, che cosa la entusiasma maggiormente?
-L’entusiasmo e la voglia di sognare di tanta gente.
Rita Borsellino nella prefazione a “Gli insabbiati” scrive: “Il mestiere di giornalista, se svolto bene, riesce a costruire il cambiamento”. Che cosa consiglierebbe ad un giovane che si accinge ad intraprendere la carriera giornalistica?
-Di studiare seriamente senza lasciare spazio all’improvvisazione e all’approssimazione, di seguire il battito del proprio cuore, ed eventualmente di avere il coraggio di specializzarsi e di trovare lavoro fuori dalla Sicilia.
Che cosa pensa della situazione editoriale contemporanea?
-Penso male. L’editoria è sempre più legata ad interessi politici ed economici che non sempre le consentono di fare un’informazione completa su argomenti scottanti della vita del nostro Paese. Questo tipo di editoria, oggi, è stata messa in crisi da internet, dove l’informazione è gratis e libera. Se i giornali vogliono recuperare lettori devono adeguarsi: o eliminano certe sovrastrutture o rischiano di ridimensionarsi o addirittura di morire.
In questi giorni “Il Set delle Meraviglie” è stato presentato al TAORMINA FILM FEST, da Lei definito come uno dei festival più belli al mondo, in uno scenario incantevole presso il Palazzo dei Congressi. Quali sensazioni si provano nel partecipare ad una kermesse così importante?
-Una bella sensazione, legata sì al Taormina Film Festival, ma anche alle numerose presentazioni che sto facendo in molte località siciliane: sto conoscendo molta bella gente che non ha perso la voglia e la capacità di sognare un mondo più bello. Forse è questo il vero successo del libro.
ALESSANDRA DI BLASI