Può lo scarto umano essere arte? Per l’artista Piero Manzoni sì.
Ogni essere umano, quando ingerisce un cibo, produce una parte di scarto. Ma chi avrebbe mai immaginato che esso sarebbe diventato arte col nome “merda di artista”?
Piero Manzoni (Soncino, 13 luglio 1933 – Milano, 6 febbraio 1963) è stato un artista italiano, famoso a livello internazionale per i suoi Achrome, Merda d’artista o fiato d’artista (il suo fiato dentro un palloncino). Egli si dedicò ad un’arte inusuale e trasgressiva e le sue opere d’arte oggi (inspiegabilmente) valgono moltissimo. Il 21 maggio 1961 l’autore sigillò 90 barattoli di latta, identici a quelli per la carne in scatola, ai quali applicò un’etichetta, tradotta in varie lingue, con la scritta” merda d’artista. Contenuto netto gr. 30. conservata al naturale”.
Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell’artista. L’artista mise a questi barattoli il prezzo corrispondente per 30 grammi di oro. Attualmente i barattoli sono conservati in diverse collezioni d’arte in tutto il mondo ed il valore di ciascuno di loro è stimato intorno ai 70 000 €, prezzo assai superiore a quello fissato dall’autore.
Una denuncia alla società? Forse…con questa opera così provocatoria Piero Manzoni voleva svelare i meccanismi e le contraddizioni del sistema dell’arte contemporanea. Questa “protesta” continuò tramite le sue azioni, ad esempio quella di dare uova sode con sopra le proprie impronte digitali. La scatoletta è diventata un vero e proprio manifesto della sua epoca, contrastando le assurdità artistiche in quanto qualsiasi prodotto veniva premiato e considerato arte non per il valore intrinseco, la capacità dell’artista o ciò che suscitava, ma solo dalla notorietà dell’artista.
La critica ha visto la scelta di confezionare le feci come una protesta verso gli artisti che vedevano nell’arte un mezzo per ricercare “l’eternità”. Con quest’ottica l’opera diventa un reliquiario che contiene un ricordo “prezioso” del maestro da venerare come sacro. Agostino Bonalumi, amico di strada di Piero Manzoni, ha dichiarato che in realtà all’interno delle famose scatole da 30 g l’una non vi sia contenuto nient’altro che gesso.
L’arte in Manzoni quindi non è più la necessità di rappresentare il mondo così com’è e renderlo attraverso una serie di quadri statici ma il mondo che si impone alla nostra attenzione attraverso cambiamenti continui, un fluire ininterrotto di eventi. Egli non si occupa più di forme, colori, linee come facevano gli artisti tradizionali: “la linea, – egli disse- non esiste in natura ma è solo una visualizzazione del tempo che scorre all’infinito”. La variabile fondamentale di Manzoni è quindi il tempo. Ma io continuo a non darmi pace…mi sembra davvero che queste provocazioni tutto siano tranne che Arte!
Aurora Pavone 2D
Scuola media Garibaldi