lunedì, Dicembre 23, 2024
Cultura

A spasso nel tempo tra le strade di Candida

Candida, si phoenix scis renovare dies.

“Candida, come una fenice sai rinnovarti nel tempo”, così Angelo de Ruggiero, un poeta latino di origini avellinesi, descriveva questo piccolo comune italiano situato in Irpinia.

Candida, provincia di Avellino, che ha legato il suo nome alla nobile famiglia di origine normanna, i Filangieri, fu infatti distrutta da un terribile incendio nel 1426, incendio da cui seppe rinascere, come una fenice dalle ceneri, ritornando a nuova vita.

E in effetti in questo episodio lontano nel tempo, si può intravedere la capacità del paese e dei suoi abitanti di sapersi rinnovare, rigenerare, sfruttando le antiche tradizioni per proiettarsi al futuro.

Candida è un paese di forte e radicata storia agricola ma famosi sono anche i mastri ferrari, i chiouvaruli, e la perizia delle donne nella tessitura. Si racconta infatti di un’ultima tessitrice, Nunzia Marino, che per poter avvolgere il filo in matasse, andava alla ricerca di carte da gioco usate, magari nel bar del paese. Ecco perché, oggi, quando si gioca a carte a Candida, si usa rivolgersi al mazziere che non ha servito una carta utile, dicendo che ha servito la carta ‘e zia Nunzia.

Un esempio tangibile della mirabile capacità del paese e dei suoi abitanti di intrecciare vecchio e nuovo, passato e presente, è di certo lo splendido edificio del ‘700, che si erge proprio al centro del comune.

L’antico palazzo nobiliare è stato oggetto di un’attenta opera di restauro che lo ha risollevato dall’abbandono in cui versava e dai danni causati dal terribile terremoto che nel 1980 ha colpito l’Irpinia.

La struttura vede al primo piano, ovvero il piano nobile, che nel XVIII secolo ospitava le stanze da letto e i saloni dei proprietari, una serie di sale, arredate con mobili del tempo, trasformate oggi in luoghi di convegni e ricevimenti. Inoltre suo interno l’edificio, accoglie anche un corpo di fabbrica interrato, completamente invisibile dall’esterno, dove si svolgono le operazioni di vinificazione di una giovane ma già famosa azienda agricola, conosciuta come “Tenute Casoli”, i cui prodotti vengono insigniti dall’Agroqualità, della denominazione di origine controllata e garantita(DOCG).

L’Irpinia è un territorio che, per tradizione, è dedito alla viticoltura, un territorio che frutta vini di grande prestigio e qualità. E in nome di questa tradizione l’azienda Casoli opera in regime di agricoltura biologica, privilegiando metodi che consentono di salvaguardare l’ambiente e le risorse naturali; ecco perché la vendemmia, la potatura, cimatura e legatura sono eseguiti manualmente.

L’azienda agricola ha saputo anche trasformare un antico e meraviglioso palazzo in un luogo in cui la moderna attenzione alla qualità si intreccia allo splendore del passato.  Il concetto di sostenibilità, l’utilizzo di pannelli solari e un impianto fotovoltaico sanno fondersi mirabilmente con le testimonianze di un passato che si muove tra gli ambienti eleganti del piano padronale e l’antica stalla, restaurata in modo così accurato da rappresentare un piccolo museo della civiltà contadina.

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