lunedì, Dicembre 23, 2024
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RICUCIRE IL PASSATO ATTRAVERSO GLI ABITI SMESSI

“Ricostruire“ è la parola d’ordine che si è imposta la carismatica ed eclettica giornalista e pop artist Elvira Seminara. Nella suo ultimo lavoro: “Atlante degli abiti smessi”, presentato a Torregrotta in collaborazione con  Daniela Bonanzinga, l’autrice ha tracciato le mappe per costruire un nuovo mondo attraverso la  metafora dei vestiti che unisce l’essere e il tessere.

Durante la serata, contraddistinta dal carisma della scrittrice, il pubblico è stato coinvolto in un viaggio attraverso gli armadi della nostra storia, ricolmi di abiti che rappresentano la memoria della nostra esistenza.

Le ante aperte rappresentano il tempo trascorso e  lo spazio evidenzia i  luoghi del passato mescolati ai ricordi degli abiti. La scrittura è uno strumento per ricostruire il vissuto di ognuno di noi. L’estetica non può scindere dall’etica.

Gli abiti rappresentano un elemento importante nella nostra quotidianità. Ci distinguono nelle occasioni a cui partecipiamo, sono testimoni di eventi unici che segnano le tappe fondamentali della nostra vita.

Divisi nell’armadio dei nostri ricordi riusciamo a percorrere il nostro passato attraverso le sfumature dei colori e la tattilità dei tessuti che emanano sensazioni difficili da spiegare.

Alla fine della manifestazione , incontriamo l’artista che risponde gentilmente alle nostre domande.

-LEI SI DEFINISCE UNA CANTA-SCORIE, OVVERO UNA SOSTENITRICE DEL RICICLO. LO E’ ANCHE NELLA SCRITTURA?

Io sono attratta da tutto ciò che è dismesso e che proviene da materiale da scarto. Noi viviamo la quotidianità come professionisti dello spreco e dell’abuso.

Dal riciclo si può e si deve ripartire e soprattutto si deve ricucire. Il legame profondo che c’è tra l’essere e il tessere è incredibile.

Noi giornalmente imbastiamo relazioni, ricuciamo rapporti, attingiamo da metafore che vengono dal linguaggio sartoriale. Quando esprimiamo una critica nei confronti di qualcuno diciamo che tagliamo e cuciamo . La tessitura serve a ricucire gli strappi. Questo avveniva anche nei racconti mitologici , nelle figure di Penelope e Calipso troviamo la maestria del filo.  Atena era la dea della guerra  e della tessitura, segno  evidente di uno stretto legame tra due componenti inscindibili. Se all’ego sostituissimo l’ago si potrebbero risolvere tante diatribe.

-NEL SUO LIBRO, GLI ABITI RAPPRESENTANO UN MEZZO PER RICUCIRE UN DIFFICILE RAPPORTO TRA MADRE E FIGLIA. E’ UN MODO PARTICOLARE DI RACCONTARLO , COME CI E’ RIUSCITA?

Credo che il titolo sia indicativo perché girovagare per ritrovare se stessi e cercare di riappropriarsi dei propri affetti sia un binomio indissolubile. Ho preso spunto da Italo Calvino e da Umberto Eco che nelle loro profonde riflessioni sui rapporti, miravano a ricucire anche l’insanabile. La spiegazione dell’inventario come strumento poetico nonostante non abbia una genealogia lirica , evidenzia come tanti elementi appartenenti alla nostra storia riescano a ricucire i rapporti umani. Nel libro il rapporto logoro tra madre e figlia, ormai ridotto come ad un vecchio capo di seta sdrucito , ricalca l’inventario tra le figure dell’esistenza.

-RAPPRESENTARE IL SUO LAVORO DAVANTI AL PUBBLICO CHE COSA LE SUSCITA?

Secondo me non esiste il pubblico ma esistono i lettori, cioè coloro che autonomamente reinterpretano il testo. Amo i finali semiaperti perché permettono ad ogni lettore di dare una chiave  molto personale del testo che legge.

-QUANTA ESPERIENZA AUTOBIOGRAFICA C’E’ NEL SUO LIBRO?

La vita di uno scrittore non è la sua autobiografia. Un autore racconta tante vite che probabilmente ha vissuto anche in secoli precedenti. E’ un soggetto un po’ sciamanico perché ognuno di noi ha dentro tante vite . Io sono stata giornalista di cronaca per 20 anni ed ho  vissuto molteplici esperienze  derivate da tante situazioni particolari che mi hanno aiutato a scrivere e riallacciare rapporti unici.

-LA VICENDA DEL SUO RACCONTO E’ AMBIENTATA NEL 1992, EPOCA IN CUI LA COMUNICAZIONE NON SI SVILUPPAVA  ATTRAVERSO I SOCIAL. C’E’ MOLTA DIFFERENZA NEL RICUCIRE I RAPPORTI UMANI?

Certamente. Venticinque anni fa si comunicava attraverso il telefono a gettoni e quindi parlare velocemente era impossibile. La comunicazione era più lenta. Ricucire il passato non era sempre possibile perché bisognava essere più pazienti ed attendere risposte in tempi lunghi. La protagonista del mio lavoro tenta di riallacciare i rapporti con la figlia in uno spazio temporale che ora definiremmo biblico.

 

LA REDAZIONE

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