Identità e convinzione
Con il termine indole comunemente ci si riferisce all’insieme di inclinazione o istinti propri dell’individuo, fattori innati che non possono subire modifiche. Contrariamente a quanto si pensi, in realtà il carattere può diametralmente mutare e arricchirsi di fioriture e felici abitudini fino ad allora precluse all’individuo da una percezione di sé errata. L’idea che ognuno di noi costruisce sulla propria personalità incide profondamente sulla nostra identità: in età puerile attribuiamo a noi stessi un’etichetta, questo meccanismo autocritico avviene in maniera subconscia e dipende dagli impulsi esterni a cui il cervello risponde con metodo logico-deduttivo; ad esempio la predilezione per il padre o la madre dipende dall’intensità e dal numero di sguardi e attenzioni rivolti al figlio da parte del genitore.
Le esperienze che avvengono nell’età della crescita costituiscono le prove e i punti di forza della nostra personalità, se questi episodi determinati fossero considerati da un punto di vista opposto a quello abituale, la certezza che negli anni è venuta a instaurarsi, perderebbe consistenza e lascerebbe posto a nuove consapevolezze più o meno favorevoli; bisognerebbe pertanto orientare i trascorsi spiacevoli in eventi gradevoli o quanto meno sopportabili; per fare ciò è necessario focalizzare l’introspezione di quel determinato ricordo su un dato totalmente slegato dall’esperienza negativa: ad esempio si prenda in considerazione il ricordo di una brutta caduta, partendo dai momenti precedenti all’incidente, dapprima si visualizzano fattori banali quali il clima o gli indumenti indossati, in seguito avvicinandosi alla caduta le immagini devono apparire più sfogate e vaghe, le figure diventato scure e indistinte, rendendo incerto il luogo e la circostanza del ricordo anche le emozioni provate si affievoliranno; a questo punto, per evitare di richiamare a mente le conseguenze della caduta, subito dopo la sua visualizzazione, si ricolleghi il cattivo ricordo a memorie felici meglio se presenti, per instaurare una contrapposizione tra il passato che ha perso di valore e il presente, rappresentato dalla rievocazione di una vicenda positiva.
In tal modo le convinzioni vengono manipolate e l’individuo progredisce a una serena concezione di sé. Benché questo metodo possa sembrare una vana mistificazione della realtà, in vero consente alla volontà del singolo di esprimersi pianamente e liberarsi da qualsiasi elemento estraneo alla sua natura essenziale quali credenze fittizie. Inoltre è da ricordare l’innegabile relativismo del giudizio critico, è possibile dimostrare come un comportamento scorretto o imprudente sia in realtà valido e previdente, a seconda del punto di vista soggettivo.
Lo stesso metodo può essere utilizzato a vantaggio delle proprie relazioni personali; modificando le altrui convinzioni e operando nel soggetto una latente crescita emotiva, l’interessato comincerà a dipendere da noi, poiché ricollegherà i sentimenti di conforto e sicurezza alla nostra persona.
In conclusione, tali osservazioni dimostrano come sia volubile e inconsistente il confine tra felicità e sconforto, sicurezza e rimorso, serenità e insoddisfazione; basterebbero poche conoscenze e il giusto impegno a cambiare in meglio esperienze passate e presenti.
Fabrizia Benedetto III A Liceo Classico – IISS “L. Sciascia – E. Fermi”