Acqua, terra, pesci, piante: un microcosmo all’interno del quale si creano gli equilibri che permettono la vita.
Con il termine acquaponica s’intende un impianto che mette in simbiosi un sistema di acquacoltura, cioè l’allevamento di specie acquatiche, con la coltivazione in idroponica, ossia la coltura di vegetali.
Matrice ambientale e guida dell’impianto, è l’acqua che, dalle vasche poste in basso, contenenti i pesci è pompata in quelle soprastanti che accolgono, invece, il terreno e le piante.
L’acqua contenuta nelle vasche di acquacoltura quando è satura di deiezioni diventa tossica per i pesci; tramite un sistema di pompaggio è convogliata alle piante che, fungendo da filtro, eliminano le sostanze di scarto, traendone contemporaneamente nutrimento. L’acqua filtrata potrà, poi, riprendere il suo circolo. Il ciclo è continuo e si basa, perciò, su un circuito di filtraggio naturale.
Il terreno utilizzato per la crescita delle colture è l’argilla espansa, ideale per la formazione della colonia batterica responsabile della conversione dell’ammoniaca in ossidi di azoto utili alle piante. Inoltre, è un adeguato sostegno per le radici che, in questo modo, potranno svilupparsi direttamente in acqua.
Da un punto di vista tecnico, l’equilibrio del circuito dell’acqua su cui si basa l’impianto, è permesso dalla presenza di due elementi: il sifone a campana e il sump tank. Il primo è una versione rielaborata di un’invenzione risalente al 530 a.C. del matematico Pitagora (la cosiddetta “coppa di Pitagora”), che consiste nel creare una depressione tra una “campana” posta sopra il tubo che provvede allo svuotamento della vasca delle piante. Questo sistema consente di svuotare e riempire costantemente le vasche per l’idroponica entro un tempo e un livello stabiliti. Il sump tank, invece, è una vasca supplementare posta sotto l’acquario che permette di mantenere costante il livello dell’acqua; in assenza di quest’accorgimento lo svuotamento repentino dell’acqua contenuta nelle vasche per la coltivazione porterebbe la stessa a straripare dal sistema.
L’idea di costruire un impianto in acquaponica è nata da una visita guidata all’Expo 2015 di Milano, dove abbiamo avuto l’occasione di osservare strutture simili nel padiglione del Belgio (dedicate, in quel caso, alla coltivazione di piantine di basilico).
Il progetto è stato immediatamente accettato con entusiasmo dal Dirigente Scolastico Stellario Vadalà, sempre disponibile e aperto alle novità, che, col suo sostegno, ha seguito con gioia le varie fasi di realizzazione.
L’intera struttura è stata costruita artigianalmente, partendo da semplici tubolari di ferro e giungendo, infine, alla creazione di un vero e proprio mini ecosistema, in cui fauna e flora sono presenti. Essenziale è stato il supporto della scuola che ha soddisfatto con cura le nostre richieste e ci ha permesso di rendere concreto ciò che all’inizio era solo un’idea.
Fondamentale, infine, è stata la nostra forza di volontà. Credere nel progetto e realizzarlo con fatica e dedizione, ci ha permesso di ottenere questi risultati. Manca ancora qualche piccola rifinitura, ma alla fine saremo finalmente orgogliosi di poter lasciare alla scuola la nostra impronta.
L’impianto esposto rappresenta una versione minima di quella che sarebbe una soluzione perfetta soprattutto in certe zone aride con scarsissima disponibilità di acqua. L’auto depurazione dell’acqua permette, infatti, un ricircolo continuo senza l’adduzione della matrice, né sprechi. Inoltre, è molto vantaggiosa per il bassissimo impatto ambientale che comporta, data l’assenza di concimi nel sistema.
Si tratta, in sintesi, di un microcosmo all’interno del quale si creano gli equilibri che permettono la vita.
Valentina Perino, Simona Russo 5D BA