venerdì, Novembre 22, 2024
Comprensivo Milazzo 3

Quando il cinema fa sorridere… e riflettere

Venerdì 24 marzo abbiamo visto al teatro Trifiletti il film “La mafia uccide solo d’estate”, quarto appuntamento della rassegna “Se si insegnasse la bellezza”.

Si può parlare di mafia, anche con le armi pacifiche del sorriso e dell’ironia, con le quali Pif, racconta le stragi mafiose, che sconvolsero la Sicilia tra gli anni ’70 e ’90, attraverso gli occhi di un bambino, Arturo, che nasce e cresce a Palermo. Partendo dalla strage di Viale Lazio del 1969, Pif imposta il suo ritmo narrativo alternandolo con immagini di repertorio che rievocano l’omicidio del generale Dalla Chiesa, di Boris Giuliano, di Pio La Torre, di Rocco Chinnici fino ad arrivare alle bombe che stroncarono la vita di Falcone e Borsellino. Nel film è narrato l’amore di Arturo per Flora, una bambina che è entrata in classe con Arturo all’ultimo anno delle scuole elementari. Arturo prova a superare la timidezza e a dichiararsi a Flora, anche se sente dire dai grandi che le donne sono pericolose, perché ogni omicidio accaduto a Palermo “è solo una questione di femmine”. Sarà proprio quell’amore e un’innata attitudine ad osservare la realtà che lo spingeranno a diventare giornalista, ad aprire piano piano gli occhi, a comprendere che a Palermo la mafia entra nella quotidianità delle persone, si insinua nella vita di ogni giorno, detta modelli, comportamenti, regole, Non bisogna preoccuparsi degli omicidi e delle sparatorie, diceva suo padre perché “la mafia uccide solo d’estate e noi siamo in inverno”. Arturo da bambino ci crede, come crede che Andreotti, che in un’intervista dichiara di preferire i battesimi ai funerali, sia una brava persona in quanto “amico degli amici”, tanto da arrivare a chiedere al generale Dalla Chiesa, nella sua prima intervista da giornalista in erba: “L’onorevole Andreotti dice che l’emergenza criminalità è in Calabria e in Campania. Generale, ha forse sbagliato regione?”

Quando gli eventi grideranno la verità e per lui giungerà il tempo della consapevolezza, il giovane Arturo, diventato marito di Flora e padre, insegnerà al loro bambino che per contrastare il male bisogna riconoscerlo. E lo condurrà, sebbene sia piccolissimo, lungo un percorso speciale per le vie di Palermo: quello dei monumenti che ricordano i martiri civili della mafia.

Le sequenze finali ci porgono il messaggio: costruire, custodire, tramandare la memoria di quanti si sono battuti per un’Italia migliore.

Un applauso lunghissimo e spontaneo, il nostro, ha salutato i titoli di coda. Grazie Pif!

 

Simone Cicero, Domenico Maimone classe 3A Zirilli

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