lunedì, Dicembre 23, 2024
Cultura

Non ci sto!

Ci sono tanti modi di affrontare o discutere un problema. Angela ha scelto di farlo attraverso la drammatizzazione raccontata. La storia che ha scritto è quindi del tutto inventata, ma nella sua cruda aderenza alla realtà può essere riferita a una delle tante che troviamo in televisione e sui giornali.

 LA REDAZIONE

 

Finalmente sono alle superiori; l’inizio di un nuovo percorso di studio. Sono contento, ho nuove amicizie, e l’indirizzo scolastico che ho sempre desiderato. Questi sono i miei nuovi compagni: classe mista, tutti ragazzi per bene. Il primo giorno va liscio: niente studio, soltanto conoscenza; parlare e scherzare. Anche i professori sembrano okay. Qualcuno diceva che fossero dei tiranni! Dai, no! Quando mai! Invece ti parlano con semplicità e cercano di metterti a tuo agio con discorsi semplici ma interessanti. Come si vede che siamo cresciuti! E’ finito il momento di essere dei bambini, adesso ci si ritrova da ragazzi a parlare delle nostre piccole esperienze, a pensare al nostro avvenire, a tutto quello che accadrà.

Passano i giorni e va avanti così, tra studio, musica, pensieri e risate. Una mattina come le altre, però, la campanella suona ed io sono in ritardo. Corro per entrare in classe; quelle scale sembrano non finire mai ed ecco che mi ritrovo per terra all’ultimo scalino. Un ragazzo più grande mi ha fatto lo sgambetto. Sono confuso. Lui mi guarda ma non chiede scusa, anzi mi fa uno strano sorriso e va via. Io lì per lì non ci penso perché sono in ritardo e devo andare in classe. Che giornata pesante! Fra l’altro il ginocchio mi fa un male incredibile; pazienza, voglio solo tornare a casa.

Il giorno dopo, come sempre, sono a scuola e sto per entrare. Mi sento osservato. È lui, il ragazzo che il giorno prima mi aveva fatto cadere. Che strano. Chi ti conosce? All’uscita di scuola eccolo di nuovo! Questa volta non è solo. Dietro di me ci sono altri ragazzi; mi accerchiano, m’insultano! Perché? Che cosa volete? Mi danno spintoni e ridono di me. “Zitto – mi dicono – e tira fuori i soldi, altrimenti sono guai!” Mi ritrovo di nuovo a terra, mi stanno prendendo il portafogli, ma ho pochi soldi; mi danno un calcio allo zaino. “Se domani non porti i soldi, sono guai e zitto!” Un altro spintone. “Guai a te se parli con qualcuno, il calcio allo zaino è solo un avvertimento!” Mio Dio! Ho il terrore. Che succede? Vorrei tornare a casa e non pensare più a niente, ma come faccio? È impossibile; domani sarò di nuovo a scuola; mi aspetteranno. Eccoli di nuovo! È sempre la stessa storia! Adesso pago ciò che vogliono. Sì, per paura. Ho paura di essere pestato ma non ne posso più e poi come faccio a chiedere sempre soldi ai miei. E’ una situazione impossibile. Cosa mi potrò inventare d’altro? Mio padre inizia sospettare qualcosa ma io ho troppa paura per parlare, non ho forza.

Ho solo terrore. All’ultimo suono di campana, quello dell´uscita, già mi viene l’ansia solo al pensiero ma ho pure voglia di reagire. Eccoli! Sono lì. Sempre la stessa storia ma questa volta è diverso: non ho soldi. Pago amaramente. Mi pestano: calci e pugni; tutto mi fa male, rimango a terra, mi sento morire. Con un filo di forza ritorno a casa ma questa volta non posso più nascondermi, i miei lividi sono troppo evidenti! Mio padre capisce, è pietrificato lì davanti a me. Sbotto a piangere, lui mi abbraccia. “Ce la faremo, ti aiuto io. Perché non me ne hai parlato subito? Potevo aiutarti!” Piango, mi sento un bambino, ma chi se ne frega, ce l’ho fatta. Ho parlato, ho detto tutto, ho avuto la forza di farlo. Mi sento leggero, anche se sono pieno di lividi; quel peso che mi tenevo dentro è svanito; adesso so che posso farcela perché non sono da solo. Ho chi mi ama, ho la mia famiglia che non mi volterà mai le spalle. Che rivoluzione è avvenuta dopo! Quante cose sono venute fuori, quanti ragazzi che vivevano la mia stessa situazione ora stanno parlando! Non ero l’unico a subire e non sono più l’unico ad aver reagito. Quei bulli hanno avuto quello che si meritavano! Sono soltanto poco più grandi di me! Incredibile.

 

Lo so che la mia storia è una delle tante, ma so anche che bisogna avere il coraggio di parlare, di reagire. Il bullismo non deve avere il sopravvento, come nessuna forma di violenza. Impariamo a vivere i nostri anni più belli nel modo migliore, con la semplicità di chi ha tanti sogni da realizzare e una gran voglia di pensare al futuro in modo positivo.

 

ANGELA CATTAFI 1C IT

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