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La sfida di Don Pino Puglisi “alla luce del sole”

La visione del film “Alla luce del sole” del regista Faenza, proiettato al teatro Trifiletti il 3 marzo nel terzo appuntamento della rassegna “Se si insegnasse la bellezza”, costituisce una tappa fondamentale nel percorso di educazione alla legalità contro la mafia.

Il protagonista è Don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, quartiere degradato di Palermo, che viene ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, l’anno successivo al terribile 1992 in perdono la vita i giudici Falcone e Borsellino.

Padre Puglisi con incredibile coraggio si è battuto contro la mafia del quartiere, che impediva ai ragazzi di andare a scuola e quindi di avere un futuro, obbligandoli a svolgere attività illegali e facendoli diventare piccoli criminali.

Padre Puglisi non pensava certo a sé stesso quando pubblicamente sfidava i boss, ma alle persone che erano convinte che solo la mafia poteva garantire loro dignità e rispetto.

Così per quei ragazzi facilmente condizionabili, proprio perché senza istruzione e senza futuro, seguire le regole imposte dal sistema mafioso e obbedire a degli ordini terribili era un obbligo, una necessità.

Ma Padre Puglisi aveva capito che proprio i bambini potevano cambiare le cose e così ha fatto di tutto per sottrarli alla strada e al destino di diventare anche loro mafiosi.

All’inizio guadagnare la fiducia dei parrocchiani è stato molto difficile, perché la gente continuava a essere indifferente alle sue parole e diffidente nei confronti dei suoi insegnamenti, ma pian piano quel piccolo grande uomo è riuscito a costruire una strada piena di speranza così da guadagnarsi la loro fiducia e il loro amore.

Era un uomo semplice Don Pino, che comprendeva bene quanto fosse necessario prima di tutto “conoscere, poi capire e infine agire”.

Per lui era “importante parlare di mafia, soprattutto parlare nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, e contro qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi”, ma era fermamente convinto chenon bisogna fermarsi ai cortei, alle denunce, alle proteste” perché “tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole e le parole devono essere confermate dai fatti”.

Noi giovani dobbiamo conoscere cosa sia la mafia e capire quanto sia importante combattere la mentalità mafiosa, evitando di abbassare la testa e subire passivamente le minacce, al contrario reagendo sempre alle ingiustizie.

Padre Puglisi amava ripetere spesso ai suoi studenti: “non dovete avete paura di rompere le scatole”, invitandoli a non essere intimoriti dal potere esercitato dalla mafia, ma pronti a reagire contro di essa.

Don Pino Puglisi prima di essere ucciso pronunciò una frase molto semplice ma piena di significato ‘’Me l’aspettavo”, che lasciò il mafioso Salvatore Grigoli, l’esecutore materiale dell’omicidio, sconvolto e perplesso, proprio a causa della tranquillità e leggerezza con cui la vittima pronunciò quelle parole.

Ripercorrere attraverso le scene del film la storia del martire ed eroe Don Pino Puglisi ci fa riflettere non solo sul fenomeno della mafia ma anche sul fatto che tutto non è perduto: “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.

Santina De Luca, Carmen Saraò, Martina Russo, Giulia Gitto   classe 3^ D

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