lunedì, Dicembre 23, 2024
Comprensivo Milazzo 1

Milazzo va ricordata per gli armatori, i capitani marittimi ed i pescatori di Vaccarella…

Con i docenti Prof.ssa Maria Grazia Caliri e prof. Salvo Currò ci siamo recati per un pomeriggio di studio, al museo Etnoantropologico Naturalistico Ican D. Ryolo , ex carcere femminile e siamo stati divisi in due gruppi: Aurora Impalà, Zaira Lo Giudice, Giorgia Coppolino Billè, Michela Trimboli, Samuele Maiorana hanno preso appunti e registrato i racconti su Vaccarella e sul Bastione di S. Maria dello storico Massimo Tricamo, Presidente  della società milazzese di Storia Patria ed appassionato di storia dal lontano 1996 che ci ha accolti con cortesia.  Gli allievi Salvatore Gitto, Andrea Gitto e Claudia Castellaneta hanno eseguito degli schizzi a mano libera, sui reperti presenti al museo. Abbiamo scoperto come Vaccarella non sia stato solo il rione povero di pescatori, come tutti lo intendono, ma come in passato sia stata la zona di residenza di armatori (figli primogeniti), capitani marittimi, naviganti, ed anche pittori illustri. La testimonianza della ricchezza passata sono infatti i bei palazzi signorili che sia affacciano sul mare.  Abbiamo rivissuto le storie di vari personaggi e scoperto che l’antica vocazione di Milazzo era sì marinara, ma anche contadina, era forte infatti il legame tra terra e mare. La nostra bella Milazzo, famosa per la battaglia navale del console Caio Duilio, nel corso della quale i Romani, forti sulla terraferma a differenza dei Cartaginesi, invincibili sui mari, inventarono un corvo, un ponte con un uncino e trasformarono i combattimenti da navali in terrestri, ne fece di strada. Nel 260 a.C.  memorabile fu la sconfitta dei Cartaginesi e Milazzo ottenne grande fama. Abbiamo soddisfatto le nostre curiosità sui simboli della marina militare, con la corona e i rostri delle navi, ed appreso che la colonna rostrata è conservata ai Musei Capitolini. Ma com’era Milazzo in passato? Era una città fortificata ed era divisa anche da muri interni che la proteggevano dai   nemici dividendola in tre parti, infatti veniva detta tripartita; poi c’erano altre mura anche intorno al Castello, delle porte, come Porta Palermo la porta del Capo, Porta Messina di cui non è rimasta traccia, ma dei fortini sì, quello della mezzaluna a Vaccarella con S. Francesco, i forti di S. Gennaro e di S. Elmo.

L’economia non era fondata semplicemente sulle attività marinare, come si potrebbe pensare, ma sulle attività contadine, soprattutto sulla produzione del vino. Il vino mamertino era molto scuro e con un elevato grado alcolico, e non si consumava a tavola ma era un vino da taglio (da mescolare). Era esportato ovunque ed arrivava anche in Germania. Le mogli dei pescatori di Vaccarella erano le prime che andavano a vendemmiare nella piana anche se non erano viste di buon occhio perché inesperte. Vaccarella era uno dei più importanti quartieri di Milazzo: non era una zona “semplice” come crediamo oggi, a testimoniarlo i palazzi signorili, in cui risiedevano, proprietari di navi e velieri che andavano sul Mar Nero, prendevano il grano dalla Russia e lo portavano ai mulini locali.  C’erano capitani marittimi, maestri d’ascia, grandi cantieri navali e belle tonnare a Vaccarella.  A Vaccarella risiedeva anche un pittore famoso, Scipio Manni i cui affreschi si possono ammirare nella chiesa di S. Maria Maggiore. Anche oggi   ogni volta che si deve costruire un edificio, un palazzo, un hotel, a testimoniare il legame col mare, si trovano scavando, vertebre di tonni e anfore dei pescatori ben conservate a distanza di secoli.

Le più importanti famiglie di armatori erano i Piraino, i Trifiletti, i D’Amico e i Greco. Con il passare del tempo gli armatori non hanno più fatto affari e oggi non ce ne sono più (ad eccezione di Taranto navigazioni). Il marchese d’Amico era proprietario di tre tonnare e possedeva anche tanti vigneti, gli affari li fece quindi anche col vino e risiedeva nel signorile Palazzo d’Amico, oggi biblioteca e luogo di convegni.

A Vaccarella, abbiamo il palazzo Piraino, Domenico Piraino era figlio di armatori anche se intraprese la carriera politica divenendo un importante senatore. Oggi si trova sepolto nel santuario di S. Francesco di Paola.

Anche i Trifiletti possedevano navi, con le quali prendevano carbone dall’Inghilterra e lo rivendevano alle industrie ed erano intermediari nella vendita del vino. La loro storia si intreccia con quella della ricca famiglia palermitana dei Florio, infatti il comandante della Flotta dei Florio era il milazzese Stefano Trifiletti che a Milazzo fece costruire tre alberghi, uno di città dove ora c’è l’Istituto Guttuso, uno a Piazza Roma e uno al Capo e il Teatro Trifiletti. Troviamo anche il palazzo Greco abitato dai Greco, di cui il più importante era il capitano Francesco Greco soprannominato il signore degli oceani, che solcò a bordo di transatlantici. I fratelli Gioacchino e Stefano Vitale erano invece ufficiali di macchina e figli di un maestro d’ascia ed i Providenti erano costruttori di velieri, un mestiere che si tramandavano da padre in figlio. Onofrio e Francesco Perez invece erano capitani marittimi. Divenne armatore anche Francesco Buccafusca ed il suo primogenito Peppino, fu il comandante del piroscafo “Siciliano” Milazzesi furono anche tanti marinai come il “vaccariddoto “Antonino Salmeri che seguì per anni il capitano Saverio Vicari sul piroscafo Matilde.  Ed ancora Pietro Sarà, Gioacchino Torre, Francesco De Pasquale, Francesco Salmeri, Pasquale Cambria. Esisteva una sorta di scala sociale, una gerarchia piramidale al cui vertice erano gli armatori poi i capitani, i naviganti ed i pescatori. Era di Vaccarella anche un illustre personaggio, ufficiale di macchina, Totò Milazzo che fin da piccolo, si racconta, amasse studiare in spiaggia, tra le amate barche.

Ci ha colpito la storia di quest’uomo che fece risorgere la marineria italiana sul leggendario “Rex” il transatlantico che conquistò il famoso Nastro Azzurro (traversata atlantica Gibilterra – New York). In questa impresa c’era anche il direttore di macchina Luigi Risso che non va confuso con l’ammiraglio Rizzo.

Ma non dimentichiamo i pescatori che non risiedevano nei palazzi, ma a pianterreno in case piccole, spesso formate da un unico locale e da un bagno. Fare il pescatore era ed è un lavoro molto duro, sono enormi i sacrifici compiuti da questi uomini legati al mare, onesti, rispettosi ed attaccati ai valori importanti della vita. Vaccarella veniva chiamata “il borgo dei pescatori”, molti emigrarono in America per cercare fortuna ed una volta tornati con un bel gruzzoletto ebbero la   possibilità di comprare una casa più grande.

Ma quando si parla di marineria milazzese non si può non parlare del milazzese Luigi Rizzo, l’Ufficiale che meglio di tutti ha rappresentato lo spirito della Marina Militare nella Prima Guerra Mondiale. Nipote, figlio e fratello di marinai, si avvia fin da subito alla vita di mare imbarcandosi a otto anni sulla nave comandata dal padre, il capitano Giacomo Rizzo che naufragò con il veliero “l’Avvenire” carico di limoni in prossimità delle Bermuda. Luigi Rizzo è l’unico marinaio ad aver ricevuto due medaglie d’oro per le sue battaglie navali, è lui il marinaio più decorato di Italia.

Ma oggi chi sono gli esponenti della marineria milazzese? Si passa da Luigi Rizzo al nipote, il comandante Francesco Carlo Rizzo di Grado e di Premuda, al comando dell’Amerigo Vespucci, al comandante Giovanni Avon, primo ufficiale di coperta sulla Costa Crociere, nipote di Giuseppe Avon conosciuto come “Angelino” per amici e parenti, ed al comandante Gianfranco Zirilli, per tanto tempo al comando delle unità navali dell’Ustica Lines.  Milazzo, insignita del titolo di Borgo più bello d’Italia, si fece conoscere in passato per il mare e per la terra e ci piace ricordare il suo splendore.

Aurora Impalà

Classe I B

Scuola media “Garibaldi”

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