IL BASTIONE TONDO DI SANTA MARIA AL CASTELLO DI MILAZZO
Proprio a ridosso della cortina medievale sarebbe stata innalzata, a partire dal 1529, la possente cinta muraria cinquecentesca, la cosiddetta cinta spagnola. L’atto di nascita dell’imponente opera fortificatoria viene citato da un contemporaneo, Francesco Maurolico. Nell’aprile 1529 il viceré Ettore Pignatelli, duca di Monteleone, si trasferì con la corte a Milazzo, ed emanò gli ordini della nuova fortificazione. Fu il padovano Pietro Antonio Tomasello, a progettare la fortificazione milazzese, a partire dal 1524 sono dunque da ricondurre i progetti dei due bastioni di S. Maria, delle Isole e della lunga cortina muraria in gran parte destinata alla difesa piombante. Se si esaminano le disposizioni contenute nel provvedimento del 10 aprile 1529, col quale il viceré Pignatelli comunicava le condizioni dell’appalto della nuova cinta muraria, emerge la formazione di quattro distinte squadre di lavoro, che corrispondevano a quattro cantieri. All’impresa appaltatrice del capomastro Carlo de Florio, composta da 9 mastri fabricaturi e da 22 manovali, sarebbe spettata la costruzione del bastione dell’Annunziata o dell’Isola. Al cantiere del de Florio sarebbe spettata altresì la costruzione della cortina muraria rivolta verso il Castello.
Un secondo cantiere, che faceva capo al capomastro Simone «Muni» Messina, sarebbe stato allestito invece per innalzare il possente e tondo bastione di S. Maria, e avrebbe occupato altri 9 mastri fabricaturi, oltre a 22 manovali.
Il possente bastione tondo ubicato vicino l’ingresso principale della cittadella fortificata trae la propria denominazione dalla cinquecentesca Chiesa Madre di S. Maria, parzialmente abbattuta perché ostacolava con le sue capriate lignee la movimentazione dei cannoni sulle coperture del bastione.
Di questo edificio di culto rimane soltanto l’elegante arco trionfale trasformato nel Seicento, anno della dominazione spagnola, in piccolo teatro. Sarebbe stato adibito alle soglie dell’Ottocento a bagno penale di cui sopravvivono gli anelli al muro ai quelli venivano appese le catene dei condannati ai lavori forzati.
Attiguo ai resti della chiesa di S. Maria, un ampio locale dislocato su tre livelli discendenti, ospita due cannoniere illuminate dall’alto da ampie prese d’aria destinate a favorire nel contempo la fuoriuscita dei fumi prodotti dalle cannonate delle artiglierie. Degna di nota, la forma tripartita di ciascuna cannoniera, strutturata con tre bassi scaloni costruiti nelle pareti interne al fine di ostacolare l’ingresso dei proiettili sparati dagli assedianti.
Nel piano inferiore, una tetra galleria consentiva di raggiungere la sottostante contromina, un lungo e tenebroso cunicolo ricavato nel perimetro murario del bastione, che aveva lo scopo di prevenire gli attacchi delle mine nemiche, ossia dei tunnel sotterranei realizzati dagli assedianti per raggiungere la base delle fortificazioni onde collocarvi potenti cariche esplosive capaci di distruggerle.
Proprio per prevenire dagli attacchi, gli ingegneri militari dell’epoca consigliarono la realizzazione di una galleria di contromina dove l’assediato avrebbe pazientemente vigilato ascoltando l’eventuale approssimarsi dei colpi di piccone della costruenda mina nemica, che, non appena intercettata, sarebbe stata prontamente neutralizzata.
La guerra sotterranea di mine e contromine, testimoniata anche nel Bastione delle Isole, era ancora attuale all’epoca della Spedizione Garibaldina del 1860.
Proprio a Milazzo, in occasione del tentativo di conquista della città murata occupata dalle truppe Borboniche, gli ingegneri di Garibaldi fecero costruire due mine sotterranee condotte fino sotto le mura del Bastione.
Samuele Maiorana
Classe I C
Scuola media Garibaldi
Schizzi eseguiti a mano libera da Antonio Presti
Classe I C