“A volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza”
Il comportamento di un uomo scaturisce da varie motivazioni talvolta complesse che provengono, la maggior parte delle volte, dalle esperienze positive o negative. Qualsiasi decisione che noi prendiamo è dettata da una logica scaturita dalla razionalità e dall’ “inconscio”.
A volte l’uomo si trova ad affrontare delle situazioni in cui è costretto a fare delle scelte che vanno contro la propria volontà ma che risultano necessarie e talvolta obbligatorie, che generano sentimenti di tristezza e di dolore.
Lo scrittore Dostoevskij affermava: “A volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza” … un aforisma abbastanza semplice che nasconde dietro di sé un significato intensamente profondo.
Per comprendere l’importanza di questa citazione, è necessario fare una digressione riguardo ai meccanismi della mente umana e su come una persona venga influenzata dall’equilibrio della propria psiche.
Per entrare nel dettaglio, possiamo nuovamente porre come esempio le modalità usate da un individuo per prendere una decisione.
Egli ragionerà, quindi utilizzerà la parte razionale della sua mente, cioè seguirà la logica; oppure sceglierà l’istinto e userà l’inconscio. Quest’ultimo è il responsabile di molti nostri atteggiamenti e di gran parte delle scelte prese durante tutto l’arco della vita.
Spesso capita di pensare di non essere interessati a una determinata cosa eppure la pensiamo costantemente, per poi ripeterci che non ci importa nulla.
Ma se realmente non siamo interessati, perché la nostra testa continua a ribadircelo?
L’inconscio è ciò che ognuno di noi “fortissimamente vuole”, cioè tutto quello che, anche se vogliamo nasconderlo a noi stessi, desideriamo più di ogni altra cosa. Talvolta si perseguono obiettivi impossibili, per i quali si è disposti a tutto pur di raggiungerli, così facendo però, si perde di vista la concezione del giusto e di ciò che merita attenzioni da parte nostra e spesso ci troviamo in situazioni scomode solo per paura di rischiare, di cambiare qualcosa che, in qualche modo, ci fa sentire vivi.
La frase presa in analisi, è l’esempio per eccellenza di come l’inconscio, possa sovrastare il pensiero razionale.
L’obiettivo comunicativo che l’autore vuole trasmettere al lettore, potrebbe non essere colto in maniera immediata, perché risulta obiettivamente paradossale il fatto che un uomo possa essere attratto dalla sofferenza, eppure l’aforisma, se pur dimostrandosi strano, è uno dei più veri e vicini alla realtà di ogni uomo.
Si potrebbero dare molte interpretazioni a questa frase, perché ognuno di noi ha un carattere diverso e certe situazioni si affrontano in maniera molto personale, dunque dare una spiegazione chiara è molto complicato.
Indipendentemente dalla sua negatività la sofferenza sembra consolare l’essere umano nei suoi momenti di solitudine, portandolo ad affezionarvisi e sentirsi compreso in essa.
Paradossalmente è come se assumesse una dimensione di stabilità e sicurezza. Questa condizione diventa una protezione personale nella quale poter esprimere le proprie fragilità ed esaminare i propri sbagli e i propri errori, in modo tale da trarre degli insegnamenti che possano, in qualche modo, fare maturare e riflettere riguardo al proprio carattere.
È una situazione in cui tutti prima o poi si ritroveranno, la cosa fondamentale però è cercare di andare oltre la sofferenza e vedere le cose dal lato positivo, trovando dei pretesti per migliorare.
Lo stesso Dostoevskij ritiene che “la sofferenza e il dolore, sono l’inevitabile dovere di una coscienza generosa e d’un cuore profondo. Gli uomini veramente grandi, devono provare una grande tristezza durante la loro vita.”
Dunque non bisogna avere paura di essere sé stessi e di dimostrare le proprie fragilità.
Un uomo che esprime il proprio dolore è da ammirare, non bisogna vergognarsi di questo, perché “soffrire e piangere, in fondo, significa vivere”.
Giuseppe Messina IV B mm