Franca Viola, un esempio da non dimenticare
Il secondo appuntamento della rassegna “Se si insegnasse la bellezza”, la pièce “La mafia uccide sempre tre volte” andata in scena il 7 febbraio scorso al Teatro Trifiletti, ci ha dato l’opportunità di scoprire storie di donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia per amore dei figli e dei familiari uccisi, andando contro l’ambiente, la mentalità e la cultura dell’epoca, che condannavano le donne al silenzio, alla sottomissione, alla subalternità.
Discutendo in classe sulla condizione femminile ieri e oggi, abbiamo conosciuto anche la storia di Franca Viola, che non era né figlia né moglie di boss, ma figlia di coltivatori diretti. Lei osò rompere il legame con il fidanzato mafioso e, nonostante il vero e proprio rapimento, andò oltre rifiutando il matrimonio riparatore e facendo la storia con il suo “no”.
All’età di 15 anni, con il consenso dei suoi genitori, si era fidanzata con Filippo Melodia, nipote di un mafioso e mafioso egli stesso. Dopo l’arresto di Melodia il padre di Franca Viola fece rompere il fidanzamento ma da quel momento in poi iniziarono le minacce: fu incendiato il vigneto di famiglia, bruciato il casolare, uccisi gli animali… fino a mettere in atto il rapimento. Fu tenuta segregata, violentata e liberata dopo otto giorni. Riportata a casa, il suo pretendente pensava che era fatta: adesso che era svergognata, si sarebbe certamente piegata al matrimonio riparatore, un’usanza ancora molto diffusa nella Sicilia degli anni ’60. Ma nessuno aveva fatto i conti con il carattere di Franca…
Altro che matrimonio riparatore! La ragazza non esitò a denunciare tutto alla polizia, chiedendo giustizia e rispetto.
In una intervista dichiarò:
«Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore”.
Il gesto di questa ragazza siciliana, per l’epoca decisamente rivoluzionario e scandaloso, perché la donna veniva considerata, soprattutto al sud, una proprietà dell’uomo che la possedeva, ci dà la speranza che tante giovani che ancora oggi vivono in una situazione sociale e culturale di profondo disagio e sottomissione, possano finalmente sciogliere le catene dell’ignoranza e volare libere.
Giulia Bevacqua, Anna Lavinio, Giulia Rosa Cusumano, Giulia Isgrò, Claudia Formica, Tiziana Ruggeri, classe III C