venerdì, Novembre 22, 2024
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MARCO PANTANI, IL PIRATA CHE NON DOBBIAMO DIMENTICARE

Oggi è l’anniversario della morte del “Pirata”, il ciclista Marco Pantani.

Atleta completo, molto amato dai tifosi delle due ruote, scalatore puro, ci ha lasciato 13 anni fa in circostanze ancora misteriose. Nonostante l’autopsia abbia stabilito che la morte sia avvenuta per intossicazione da cocaina con conseguenti edema polmonare e celebrale, la famiglia ed i tifosi temono che la verità sia un’altra.

Nato a Cesena nel 1970, è stato uno dei migliori ciclisti italiani su strada. Il ciclismo conquista il suo cuore quando, giovanissimo, riceve in dono una bicicletta dal nonno Sotero. La sua specialità sono le tappe in salita, rivelando pertanto caratteristiche di scalatore puro. <Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia> ha affermato una volta, cercando di spiegare in modo originale il perché della velocità che lo contraddistingue nei percorsi più ripidi, come se la strada fosse sempre spianata. Proprio per esaltare queste sue doti, dal 2004 il Giro d’Italia, assegna ad una salita la denominazione di “Montagna Pantani”, un onore che in passato era stato concesso solo ad un altro mito del ciclismo, Fausto Coppi.

La sua carriera ha inizio nel 1992 e finisce nel 2003. Ottiene 46 vittorie vincendo il Giro d’Italia, il Tour de France e la medaglia di bronzo ai mondiali in linea nel 1995. Inconfondibile con il suo look originale, orecchino e bandana, per l’appunto da “Pirata”, era amatissimo dai tifosi. È grande energia gli infondeva il calore della gente. Lui stesso una volta ha affermato:< Le emozioni più forti le ho provate lungo le strade, quando sentivo la gente che gridava così tanto ‘Pantani’ che mi veniva il mal di testa>.

E lui ha saputo emozionare i suoi tifosi realizzando la doppietta “Giro-Tour”, conquistando il primo posto al Giro d’Italia e al Tour de France alla fine negli anni ’90.

Nel 1999 è stato escluso dal Giro dopo l’esito di un esame di ematocrito risultato anomalo. Per Pantani inizia purtroppo una lunga fase di depressione. Nonostante fosse un uomo forte e deciso a ritornare sulla bici, quando riprende a gareggiare non riesce ad ottenere i risultati conquistati negli anni addietro.

La depressione si fa sempre più grande e Marco sempre più’ piccolo.

Si apre così la voragine che condurrà ad una fine orribile il ragazzo di Cesenatico, che grazie all’aiuto del nonno aveva scoperto la passione per il ciclismo. Nella sua grandiosa carriera, sin dall’inizio era apparso sempre motivato e ben determinato, con quella marcia in più che fa arrivare al successo. Ha combattuto fino a quando ha potuto ma, immeritatamente, ha purtroppo perso la sua battaglia più grande, quella contro i nemici del suo successo.

Pantani merita una rivincita, prima come uomo e poi come atleta.

GABRIEL TRITONE III B EN

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