ATZARA, Borgo tra i più belli d’Italia in provincia di Nuoro… nel cuore della Barbagia.
Borgo tra i più belli d’Italia in provincia di Nuoro… nel cuore della Barbagia. Luogo in cui visse il fumettista “Galep” disegnatore di Tex e non solo. A presentarcelo è il suo sindaco Alessandro Corona.
Atzara comune di origine medievale, culla di artisti, mantiene intatto l’originario tessuto urbano di origine aragonese, celebre per colori campestri che hanno ispirato nella prima metà del secolo numerosi pittori, diventa oggetto della nostra attenzione. A detta dei numerosi visitatori, sono deliziose , tanto da riempirsi gli occhi, la chiesa parrocchiale di Sant’Antioco, la chiesa di San Giorgio e quella di Santa Maria Bambina. Mozzafiato le sinuose colline, ricche di vigne e frutteti. Come non innamorarsi poi dell’architettura atzarese, che tra i materiali utilizza granito e trachite o delle sue strutture magalitiche come i celebri nuraghi. Altro primato di Atzara è la grande tradizione nella tessitura: i suoi tappeti sono fra i più rinomati dell’isola.
E se pensiamo che già più di un secolo fa, in questo paese giunsero pittori spagnoli che in occasione del Giubileo del 1900 a Roma, videro per la prima volta il suggestivo abbigliamento cerimoniale femminile e maschile della delegazione di Atzara e che ancora oggi questi costumi costituiscono un forte richiamo ed un grande omaggio al folklore locale, (assai apprezzato negli ambienti artistici spagnoli), tappa d’obbligo, è il museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Antonio Ortiz Echagüe”.
Il museo prende il nome da Antonio Ortiz Echagüe, morto negli anni Quaranta, uno dei più celebri pittori spagnoli della sua generazione, fondatore del Costumbrismo, movimento che in quegli anni fioriva nella penisola iberica e che si radicò per decenni nella cultura pittorica spagnola.
L’edificio è nato per diffondere la conoscenza della pittura in Sardegna e dei movimenti artistici quali la “scuola di Atzara”, ed ospita un centinaio di opere collegate all’arrivo dei pittori costumbristi spagnoli nei primi anni del Novecento. Se ci inoltriamo tra vicoli e piazzette, vediamo affacciarsi i magasinos, cantine private come quella cinquecentesca di palazzo “Su Conte”, dove, tra botti in castagno, soffitti con travi in rovere e pavimenti in terra battuta, puoi imbatterti in abitanti ospitali e gentili che ti accolgono con una bottiglia di Mandrolisai o di Moscato.
Si può fare un giro anche nei rioni più antichi: Su Fruscu, Sa Cora Manna, Su Cuccuru de Santu Giorgi, Montiga ‘e Susu, Lodine, Zuri e Montica ‘e Josso, respirarne il passato e vivere in un’altra dimensione.
Abbiamo rivolto alcune domande al sindaco Alessandro Corona per conoscere altri aspetti interessanti di questo caratteristico comune.
Atzara è entrata a far parte dei Borghi più belli d’Italia? E’ cambiato qualcosa dopo il prestigioso riconoscimento?
L’ingresso nell’Associazione Nazionale dei Borghi più belli d’Italia, ha senza dubbio rappresentato un momento di grande importanza per la nostra comunità, un fatto che ci riempie d’orgoglio e ci da la possibilità di lavorare in rete con molti importanti Comuni d’Italia.
Sign. Sindaco cosa punta a valorizzare la sua amministrazione per incrementare il turismo?
Noi puntiamo a valorizzare il paesaggio e in particolare gli aspetti legati alla vitivinicoltura. Abbiamo istituito il Registro comunale dei vigneti storici, denominato “Vigneti del Mandrolisai”, puntiamo a censire e tutelare i nostri vigneti storici, che in alcuni casi superano i 100 anni di vita e di produzione. Infine stiamo lavorando per inserire il nostro paesaggio nel Registro nazionale dei paesaggi storici rurali del Ministero. Vogliamo partire dall’elemento naturale, dalla sua tutela e dalla sua valorizzazione per rilanciare il turismo locale. Valorizzando il paesaggio, la natura, l’ambiente sano e pulito, si possono rilanciare i prodotti tipici e le bellezze architettoniche e archeologiche del nostro territorio.
Diventa più difficile per un Borgo interno e non sul mare vivere di “turismo”?
Fare turismo nel centro della Sardegna non è semplice come per chi vive lungo la costa. Ma in prospettiva, per una società che avrà sempre più bisogno di qualità e natura, noi contiamo di essere competitivi, è nostro intento offrire al turista un ambiente incontaminato e lontano dallo stress delle grandi città.
Su quale tipo di turismo puntate?
Puntiamo soprattutto sul turismo di qualità, il nostro turista ideale è una persona che vuole ritrovare il contatto con l’elemento naturale ed entrare in empatia con una comunità onesta e laboriosa, capace di offrire cordialità, genuinità e ospitalità.
Quanti abitanti conta Atzara in inverno e nella stagione estiva?
Atzara è un piccolo Comune di circa 1250 abitanti. Anni fa, quando era ancora frequente il fenomeno degli emigrati che nel periodo estivo facevano ritorno ad Atzara da diverse Citta d’Italia e d’Europa, si verificava un significativo aumento della popolazione. Oggi, tale aumento non si registra.
Ci incuriosisce questo strano nome, da dove deriva?
L’origine del nome è poco chiara. La tesi più accreditata è che derivi dalla parola “Atza”, cioè “angolo”. Infatti Atzara è situata in un angolo, ai piedi di una media-alta collina chiamata Sa Costa. Tuttavia, ci sono molte versioni sul significato del nome.
Quale dialetto si parla? Deriva dal latino?
Ad Atzara, così come in tutta la Sardegna, si parla il Sardo, che è considerato, a tutti gli effetti, una lingua, di origine molto antica. Nelle diverse zone della Sardegna, la lingua sarda, assume cadenze diverse e si modifica. Il nostro Sardo è definito da illustri linguisti “limba de mesania”, cioè lingua di mezzo, perché rappresenterebbe la sintesi tra il modo di parlare del sud e del nord Sardegna.
Cosa sono le tombe dei giganti?
Le tombe dei giganti sono un elemento caratteristico del megalitismo sardo, risalente al 2000 a.C. Dagli studi effettuati è emerso che si tratterebbe di elementi architettonici strettamente collegati al culto della fecondazione. Altri studi hanno dimostrato che la loro costruzione tiene conto dei cicli celesti. Ospitavano sepolture collettive. Sono disseminate in ogni zona della Sardegna, e attualmente risultano censite 320 tombe dei giganti.
Degno di rilievo è il patrimonio archeologico, quali presenze preistoriche sono presenti nel vostro territorio?
Il nostro territorio, così come tutta la Sardegna, ospita diversi nuraghi, le domos de janas, e resti più o meno emersi di villaggi nuragici.
Vero che c’è ancora una miniera? Cosa si estrae?
Tantissimi decenni fa era presente una piccola miniera di grafite e quarzo, ma le attività estrattive, di tipo prettamente artigianale, non hanno mai costituito, dal punto di vista economico, una risorsa per la collettività.
Il paesaggio è ricco di boschi, molti uccelli potrebbero essere richiamo di ornitologi, ma qual è la fauna tipica del luogo?
La fauna tipica del luogo è quella tipica della macchia mediterranea, lepri, cinghiali, conigli, donnole, porcospino, e in alcuni rari casi è possibile avvistare aquile e falchi.
Un clima particolare, favorisce la coltura della vite. Quali sono i vini più pregiati che producete?
Il nostro territorio è vocato alla vitivinicoltura da molti secoli. Nel nostro territorio è presente il marchio d.o.c. Mandrolisai, che tutela un uvaggio particolare, che si può valorizzare solo in questi luoghi. Per realizzare una d.o.c. Mandrolisai abbiamo necessità di tre uvaggi: il bovale sardo (in sardo Muristellu), il cannonau e la monica. Concorrono poi una serie di altri uvaggi che variano da vigneto a vigneto.
L’economia di Atzara riesce a dare lavoro ai suoi abitanti o si assiste al fenomeno dell’emigrazione?
La crisi economica che ha colpito l’Italia, ha ovviamente avuto grandi ripercussioni per la nostra Isola e per il nostro territorio. Prima della crisi, nel nostro Comune era fiorente l’edilizia, con abili artigiani rinomati in tutta la Sardegna. Attualmente il settore è in forte decrescita. In genere, l’economia agricola che ci caratterizza, è in grado di sostenere le nostre famiglie, ma ovviamente, il fenomeno dell’emigrazione e dello spopolamento è presente, e questo è un fatto molto preoccupante nell’ottica del futuro del territorio. Si tratta di un fenomeno che ha molteplici cause, non solo l’emigrazione. Infatti, le zone interne della Sardegna, purtroppo, sono vittime dei continui tagli dello Stato ai servizi e alla viabilità, ovviamente ciò favorisce e stimola l’emigrazione. Tuttavia, ad Atzara, sono ancora presenti abili artigiani, maestri del legno, sarti che lavorano ancora l’abito tradizionale secondo le modalità tipiche dei nostri antenati, e aziende che estraggono dalle piante i colori naturali, usati per tingere i tessuti. Queste attività, ancora oggi importanti e rare, costituiscono elementi attivi della nostra economia e il fiore all’occhiello della nostra comunità
Fiore all’occhiello della vostra economia è la produzione tessile, siete famosi per i tappeti, in cosa consiste la tecnica a “pibiones”?
La lavorazione a pibiones è una tecnica tradizionale di tessitura a grani tipica della Sardegna. La parola “pibione” vuol dire acino d’uva, richiamato alla mente dai piccoli pioli che sporgono dalla superficie e formano un disegno sul tessuto. La tecnica è molto particolare: su una tela di fondo si intreccia un altro filo, detto tramone, più spesso della base e fatto entrare nei filamenti con le mani. Attraverso questi incastri viene definito il disegno che decora soprattutto copriletti, detti fanugas, ma anche cuscini, tovaglie, tappeti, tende. L’importanza della tessitura è tangibile, anche grazie alla presenza del Centro Pilota Isola, un laboratorio tessile costruito dalla Regione Sardegna per valorizzare la tessitura in alcuni importanti centri. Attualmente il laboratorio è oggetto di un importante progetto di revisione e di innovazione, che permetterà di valorizzare non solo le esperienze artigianali locali ma anche le attività dei giovani, collegate all’economia del territorio.
Perché un visitatore dovrebbe vedere il vostro museo? Sappiamo che sono state abbattute le barriere architettoniche e l’accesso è consentito anche ai soggetti con “diverse abilità”?
Il nostro Museo nasce perché Atzara, a partire dagli inizi del ‘900 è stata culla di un percorso artistico importante per la Sardegna. Infatti, si parla di Scuola di Atzara, per indicare quel percorso artistico che, a partire dai pittori spagnoli, ha dato impulso alla pittura in Sardegna. Visitare il nostro Museo, che è fruibile anche per le persone diversamente abili, significa ripercorrere la storia della pittura della Sardegna.
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Il colore rosso della vostra vite ha ispirato qualche artista?
Tutti gli artisti che hanno soggiornato ad Atzara, sono stati ispirati dagli splendidi colori dei nostri vigneti, in particolare in autunno.
E’ vero che ad Atzara visse il celebre Galep, pseudonimo di Aurelio Galleppini, fumettista italiano, disegnatore di Tex?
Si è vero, infatti, nel Museo d’arte sono custodite alcune suo opere.
Quale altro personaggio celebre vi visse?
Sono note le vicende del primo Novecento che portarono ad Atzara tre pittori spagnoli “costumbristi: Eduardo Chicharro Agüera, Antonio Ortiz Echagüe e Bernardo De Quirós, affascinati dagli abiti e dalle tradizioni popolari locali.
Atzara, vivace e colta, diventò così il centro di elaborazione di un linguaggio pittorico autoctono d’ispirazione iberica, nonché la meta di importanti artisti sardi che vi soggiornarono più o meno a lungo. Tra i più noti Richard Sheurlen, Francesco Ciusa, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Mario Delitala, Carmelo Floris, Stanis Dessy. Atzara è poi lieta di avere come cari concittadini onorari, il cantante sardo Piero Marras e il giornalista Paolo Pillonca. Inoltre, Atzara ha dato i natali al Maestro Antonio Corriga, un artista conosciuto a livello regionale e nazionale, recentemente venuto a mancare.
Atzara ha solo un museo?
Atzara attualmente ha un solo Museo. Tuttavia, si sta lavorando per attivare il Museo del Vino e l’Ecomuseo del territorio.
Il folklore è importantissimo, lo hanno compreso per primi pittori e fotografi incuriositi dal costume femminile indossato dalle donne del paese e dal copricapo tipico, “Tiaggiòla”, ci sono ancora donne che lo indossano?
Fino a 15-20 anni fa, alcune persone, molto anziane, indossavano l’abito tradizione. Oggi, l’uso dell’abito è limitato alle manifestazioni folkloristiche.
Quali sono gli eventi che organizzate, di cui vi sentite particolarmente orgogliosi?
Dal punto di vista turistico, per la nostra comunità sono importanti due eventi, la Sagra del Vino nel mese di maggio e Cortes Apertas nel mese di novembre. Si tratta di due grandi manifestazioni di rilevanza turistica, dove tutta la popolazione è coinvolta nel mettere in mostra i nostri prodotti tipici, realizzati con le ricette tradizionali.
Anche la cucina è il vostro punto di forza, qual è il piatto tipico che si può assaporare da voi?
La nostra è una cucina tradizionale molto genuina, legata ai prodotti offerti dal territorio. Tra le pietanze più apprezzate troviamo Sa tumballa (un timballo di pasta, realizzato con un sugo di carne di maiale e pomodori), S’ortau (un insaccato realizzato con le parti del maiale ricavate dalla zona del collo e pomodori secchi), Sa pane ‘e saba (un dolce tipico realizzato con mosto di vino, mandorle e uva passa), il maialetto arrosto e tante altre cose buone.
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Lei soffre il” mal d’isola”? Noi che siamo siciliani sì… Potrebbe pensare di vivere lontano dalla Sardegna o le è entrata per sempre nel cuore?
Carissimi, io non soffro solo del “mal d’Isola”, ma soffro anche del “mal di Atzara”. Siamo un’Isola nell’Isola, un’altra Sardegna, ancora più testarda e orgogliosa di tutti gli altri. Ho deciso di vivere nel mio paese e non in Città perché credo che qui si possa avere una vita degna di essere vissuta, una vita semplice fatta di piccole cose, una vita a misura d’uomo. La vita più bella di tutte.
Il Borgo è celebre per la luce e i colori delle sue campagne, si dice che questi hanno ispirato nella prima metà del secolo numerosi pittori. Quali in particolare?
La particolare esposizione del nostro paese, i colori accesi della campagna, e la semplicità della nostra popolazione, hanno ispirato artisti molto conosciuti. Nelle loro opere, non è raro trovare elementi che riconducono alla nostra comunità. Tra questi, ricordiamo, Eduardo Chicharro Agüera, Antonio Ortiz Echagüe, Bernardo De Quirós, Richard Sheurlen, Francesco Ciusa, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Mario Delitala, Carmelo Floris, Stanis Dessy, Antonio Corriga.
Alunni delle classi prime, scuola Media Garibaldi
Progetto:” I Borghi medievali” Made in Italy.