Campioni non si nasce, si diventa: Patrizio Oliva all’Ettore Majorana di Milazzo
Il nome di Patrizio Oliva può considerarsi sinonimo di tenacia e perseveranza, ma anche di riscatto e fiducia in un futuro migliore. Patrizio Oliva, nato a Napoli e cresciuto come afferma lui stesso” tra la fame più nera”, in una famiglia che si porta addosso la disperazione di una perdita incolmabile, già da bambino si innamora perdutamente di uno sport per cui, però, con la sua estrema magrezza, non dimostra alcuna predisposizione fisica.
Ma un bambino di otto anni che si guarda allo specchio sognante e si autoproclama campione del mondo, dimostra quanto sia importante la fiducia in sé stessi nel realizzare i propri sogni.
Patrizio Oliva, campione del mondo di boxe tra il ‘76 e il ’78, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca nell’80, ha ormai legato il suo nome alla storia del pugilato, e nessuno più di lui risulta adatto a dimostrare ai giovani come si possa risorgere dalle macerie e mettere in piedi il proprio sogno. Ecco perché è stato scelto come ambassador per il progetto “Allenarsi per il futuro “, messo in atto da Bosh e Randstadt per motivare ed allenare i giovani nella costruzione del proprio futuro professionale.
E proprio in qualità di ambassador del progetto, il grande campione della boxe ha incontrato gli studenti delle scuole superiori della provincia nell’ambito della manifestazione Orient@giovani dell’ITT Majorana, in cui la giornata del 18 gennaio è stata dedicata all’orientamento in uscita delle classi quinte.
Patrizio Oliva ha parlato nell’Aula Magna del Tecnologico di Milazzo, ipnotizzando la platea con i suoi racconti di vita e con le pillole di saggezza che solo un grande campione può regalare ai giovani. Si è poi dimostrato disponibile nel rispondere alle domande della redazione del L’ETTORE.
Ecco di seguito il contenuto dell’intervista
D: Bosh e Randstadt hanno scelto un grande sportivo a rappresentare il progetto “Allenarsi per il futuro”: può dirci in cosa consiste il progetto e quale valore assume la metafora dello sport in questo ambito?
R: Il progetto mira ad aumentare l’occupazione dei giovani motivandoli e indirizzandoli nel mondo del lavoro, e sviluppando in loro valori particolari come la costanza e la perseveranza.
Un campione sportivo rappresenta l’esempio più appropriato se si pensa che la parte più difficile e più importante dietro una vittoria è l’allenamento. I giovani dovrebbero fare riferimento ad una frase di Abramo Lincoln:” L’impegno è ciò che trasforma una promessa in realtà “, significa saper guardare avanti ai propri obiettivi senza scoraggiarsi dinanzi alle difficoltà della vita.
I ragazzi devono capire che ciò che conta sono le nostre capacità, la nostra determinazione, quanto crediamo in noi stessi e in quello che facciamo e che, solo da questo, possiamo trarre la linfa vitale per inseguire il nostro sogno. Io ho scelto la boxe nonostante non avessi il fisico adatto, ma l’allenamento costante, l’impegno e la tenacia mi hanno permesso di realizzare il mio sogno più bello.
Ed aggiungerei che è fondamentale imparare a superare i propri limiti e trarre insegnamento dalle sconfitte. Il vero perdente è chi attribuisce le sue sconfitte agli altri.
D: il suo percorso di vita è una bella storia di tenacia e passione. Ma oggi che ha l’opportunità di incontrare tanti giovani in qualità di ambasciatore, qual è l’opinione che ha delle nuove generazioni?
R: Negli ultimi 40 anni ho notato un degrado generazionale, molto probabilmente da attribuire alla crisi dei due fondamenti della vita sociale che dovrebbero far crescere bene i nostri figli, la famiglia e la scuola. Si può uscire da questa crisi attraverso la cultura e lo sport. Lo sport ci insegna la possibilità di una convivenza civile tra gli uomini, lontano dal bullismo e dalle barriere razziali: lo sport ci mostra spesso l’immagine di due persone che si sfidano ma che alla fine della gara si abbracciano senza rancore. È l’insegnamento di vita più grande che possiamo offrire ai nostri figli.
D: Lei è campione di boxe ma si è anche cimentato con la TV e con il cinema, ad esempio nel film “Il flauto” di Capponi, e nel teatro. Cosa le piace della recitazione?
R: Mi piace recitare, ho sperimentato sia il cinema che il teatro, dove ho impersonato Pulcinella. Ho ricevuto critiche molto lusinghiere: Valerio Caprara mi disse una volta che Pasolini sarebbe impazzito per un attore come me. Mi piace la comicità di un tempo, lontano dalla volgarità con la quale oggi si crede erroneamente di conquistare il pubblico con troppa facilità e in barba ai contenuti.
E oggi, invece, con la sua estrema capacità di comunicazione e i suoi racconti colmi di passione e profonda forza interiore, Patrizio Oliva ha saputo davvero conquistare il suo pubblico, un pubblico di giovani a cui ha trasmesso il suo entusiasmo, la sua esperienza e il suo amore per la vita. Una vita che ha deciso anche di raccontare in una biografia, “Sparviero”, che ricostruisce la storia di un campione, la vicenda a lieto fine di chi dal quartiere di Poggioreale ha saputo realizzare un sogno che sembrava impossibile e lo ha realizzato lottando col sangue e col sudore…proprio come in un ring.
Prof.ssa Annarita Formica
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