A Montalbano Elicona: tra analisi chimiche e Storia medievale
Giorno 24 ottobre 2016, le classi quarte della specializzazione chimica e materiali hanno svolto una visita di istruzione presso Montalbano Elicona, allo scopo di prelevare campioni delle acque locali.
I campionamenti sono stati effettuati ad inizio giornata, in due diversi luoghi. Il primo presso l’abbeveratoio Venere e il secondo presso la contrada Mirizzo. Sono state effettuate anche delle analisi batteriologiche in cui, in entrambi i luoghi, è risultata negativa la presenza di coliformi totali, coliformi fecali, streptococchi fecali e pseudomonas aeruginosa. Inoltre, è stata eseguita la ricerca dei nitrati, i cui valori ottenuti si sono dimostrati nella norma. Bisogna, però, tener conto che le analisi sono state effettuate con degli strumenti portatili, che risultano essere meno sensibili rispetto a quelli presenti nei laboratori scolastici.
Ecco riportati di seguito i risultati delle analisi:
PARAMETRI AMBIENTALI | ABBEVERATOIO “VENERE” | CONTRADA MIRIZZO |
Temperatura ambientale | 23°C | 25°C |
Pressione atmosferica | 1019 mbar | 892 mbar |
Umidità relativa | 51 % | 53 % |
Altitudine sul livello del mare | / | 1079 m |
PARAMETRI
CHIMICO-FISICI |
ABBEVERATOIO “VENERE” | CONTRADA MIRIZZO |
pH alla sorgente | 6.77 | 6.56 |
Temperatura alla sorgente | 15°C | 12.2°C |
Conduttività elettrica | 226 ms^cm-1 | 207 ms^cm-1 |
Durezza totale | 9.5 °F | 7.5 °F |
Cloruri | 15,5 mg/L | 21 mg/L |
Solidi totali disciolti | 145,5 mg/L | 132 mg/L |
Nitrati | 1,073 mg/L | 0,95 mg/L |
La giornata è proseguita con la visita ai megaliti dell’Argimusco, nei pressi dei della Riserva Naturale del Bosco di Malabotta. I megaliti in questione sono rocce naturali che l’azione degli agenti atmosferici ha trasformato in figure antropomorfe e zoomorfe.
Alcuni di essi presentano forme ambigue, come il grembo di una donna in gravidanza, gli organi riproduttivi maschili e femminili, e sono stati utilizzati in passato come una sorta di calendario astronomico, per interpretare e decifrare il movimento degli astri e indicare equinozi e solstizi.
Durante la passeggiata è stato possibile ammirare le rocce rappresentanti la Vergine in preghiera e un’aquila. La Vergine ha il volto orientato verso il punto in cui sorge il sole, sembra colta nell’atto di pregare e per questo è chiamata “vergine orante”; secondo una leggenda popolare, una donna virtuosa si fece trasformare in pietra per sfuggire alle brame di un demone del bosco. Anche l’aquila è molto suggestiva: si tratta di un gruppo di pietre sovrapposto in modo da dare origine alla figura di un rapace con le ali semiaperte e la testa rivolta a Sud.
Successivamente gli studenti si sono recati al castello medievale: la costruzione sorge sulla cima più alta e domina l’intera vallata.
Il castello è il frutto di un nuovo assetto urbanistico dato da Federico II di Svevia al centro medievale in seguito ad una ribellione che contestava le Costituzioni di Melfi, in totale disaccordo con i diritti dei vassalli. La dura repressione di Federico rase al suolo la rocca di origine bizantina, ma il luogo strategico lo convinse a riedificare una fortezza in quel punto. Le mura del perimetro, costruite appunto in epoca sveva, rappresentano un esempio di costruzione difensiva “a saettiere”, la più importante e meglio conservata della Sicilia.
Il castello non è presente nel Castra exempta, cioè l’elenco dei castelli del Regno di Sicilia, redatto con la collaborazione di Pier delle Vigne per volontà dell’Imperatore, che escludeva alcune costruzioni da una sorta di censimento per imporre la manutenzione delle fortezze a carico dei cittadini.
I castra exempta, a carico invece dell’Imperatore, erano soprattutto palazzi e costruzioni destinati a residenza e svago. Durante il regno svevo, il Castello di Montalbano era organizzato come fortezza a scopo difensivo. Soltanto con Federico II d’Aragona venne trasformato in “regia aedes”, residenza reale per i soggiorni estivi. Attualmente esso è di proprietà comunale ed è diventato un museo delle armi.
Ancora una volta abbiamo avuto modo di sperimentare il valore della didattica della nostra scuola, capace di coniugare le competenze tecniche alla cultura in ambito umanistico.
Michela Formica e Roberta Sfameni IV CCM