Il castello di Milazzo tra storia e curiosità
Appena si arriva a Milazzo, subito dopo la grande curva che dà inizio al lungomare, si erge il castello su un promontorio di spettacolare bellezza. Esso domina la cittadina. Già dalla preistoria il promontorio ha attirato antichi gruppi di popolazioni.
I primi insediamenti umani, e le conseguenti prime rudimentali fortificazioni sono databili alla seconda età della pietra: il neolitico. Cioè attorno al 4000 a.C., allorquando gli antichi abitanti del luogo vi posero le basi di una prima comunità protetta da primitive e rudimentali difese. Più tardi questo primo modesto agglomerato prese corpo e si ingrandì, tra l’VIII ed il VII secolo prima di Cristo, con i primi colonizzatori Greci, i quali, con riferimento alla mole rocciosa del promontorio, la denominarono “Mylai” (“grande masso”) e, per la bellezza del luogo, “Chersoneso d’oro” (“Penisola d’oro”) successivamente trasformatasi in “Penisola del Sole”. Pertanto, l’acropoli (“città fortificata”) assunse nuova dimensione sino ad accrescere di ruolo e di importanza con il successivo “castrum” (“castello”) romano-bizantino.
Furono, però, gli Arabi, i nuovi conquistatori orientali, che dopo l’anno 843 (presumibilmente agli inizi del nuovo secolo) diedero vita al primo nucleo, alla parte più antica, dell’attuale Castello sulle rovine e sulle fondamenta di quelle che erano state le testimonianze della vita e delle civiltà locali, greche, romane e bizantine. Dopo questo fortilizio musulmano, i Normanni e gli Svevi innalzarono nuove strutture, gli Aragonesi ne adeguarono l’impianto difensivo, ed infine gli Spagnoli lo circondarono con la poderosa cinta bastionata conferendogli le dimensioni di una “Cittadella” entro la quale furono racchiuse le precedenti opere fortificatorie e gli attigui edifici.
CURIOSITA’ SUL CASTELLO DI MILAZZO
La fantasia popolare ha voluto attribuire a quel disegno angolare in pietra lavica a forma di scarabeo, inserito nelle mura medievali, un controverso significato magico dal più riferito all’inespugnabilità della fortezza; così ancora oggi si parla, quasi con accertata fondatezza, di favolosi sotterranei, di artificiosi ed inesplorati passaggi segreti, di “truvature” (rinvenimenti di tesori sepolti ad eventi o persone leggendarie), e di nascosti tesori maledetti. A tale riguardo, fortuiti ed isolati rinvenimenti di antiche monete, di armi spagnole, di bronzi, terracotte e di scheletri insepolti hanno avvalorato, da sempre, il mistero legato ai tragici rinvenimenti di preziosi e di ori custoditi nei luoghi più disparati e, soprattutto, entro le mura e nei sotterranei.
Immancabile, nei racconti degli anziani, la presenza notturna del mitico ed inafferrabile “fuddittu ca ‘biritta russa” (folletto dal berretto rosso) cui nessuno sarebbe mai riuscito a strappare il copricapo e a guadagnare, così, ricchezze e felicità senza limiti.
Alle tetre ed anguste “segrete” della “torre saracena” sono legate storie di detenzioni, di torture e di morte di congiurati, eretici e nobili ribelli. Tradizione vuole che i loro lugubri lamenti notturni si mescolino con quelli dei giustiziati sepolti sotto le mura occidentali del “mastio” in terra sconsacrata. Ed è proprio in quel sito che sono state localizzate più volte antiche e misteriose tombe come quelle scoperte occasionalmente nel 1930: grandi scheletri rivestiti da strane e lunghe tuniche. Infine, in alcune notti, specie in quelle della luna di marzo, ricorrono ancora palpitanti nei racconti degli abitanti del Borgo il mistero della monaca di clausura sepolta viva entro le mura vicine al baluardo delle Isole per avere tradito (come la monaca di Monza) il voto di castità, o le lugubri ed irrequiete “ombre” dei morti in terra non benedetta del piccolo Cimitero Inglese.
IL SINGOLARE CASO DELLA “GABBIA” INGLESE
La famosa e cosiddetta “Gabbia del Castello di Milazzo” venne casualmente alla luce il 17 febbraio 1928. Si presentava rozzamente modellata con listelle di ferro sul busto umano, con due distinte appendici per gli arti inferiori. Conteneva uno scheletro umano mancante delle parti inferiori delle gambe; della mano destra e dell’intero avambraccio sinistro. Vasta fu la curiosità scientifica sul macabro strumento di morte da parte degli esperti italiani e stranieri. Infine fu scoperto che era stata costruita dagli inglesi di stanza a Milazzo durante le guerre napoleoniche per punire il soldato irlandese Andrew Leonard del 27° Reggimento Fucilieri, disertore con i Francesi e, per sua disgrazia, caduto nelle mani dei connazionali. La gabbia venne posta a penzolare, quale sinistra e significativa testimonianza, dalla sommità del baluardo di Santa Maria perché fosse monito a tutti. Oggi la “Gabbia di Milazzo” è un reperto insigne del Museo Criminale di Roma ed il solo esemplare nell’Europa continentale di siffatto strumento di tortura e di morte.
ANNA MAGNANI ED ALTRI CINEASTI IN VISITA AI DETENUTI
Mentre nelle Eolie Anna Magnani gira il film “Vulcano” con Rossano Brazzi e Geraldine Broocks (regia di William Dieterle), durante una delle frequenti soste a Milazzo gli artisti visitano i carcerati. La Magnani s’intrattiene con i reclusi, dona loro un apparecchio radio e prende parte, con l’intera troupe, ad un pranzo speciale offerto dai cineasti.
IL CASTELLO SUGLI SCHERMI CINEMATOGRAFICI E TELEVISIVI
A parte i numerosissimi documentari italiani e stranieri, il Castello di Milazzo è stato particolarmente interessato da un film e da uno sceneggiato televisivo. “Viva l’Italia”, un film di Roberto Rossellini sull’impresa garibaldina dei Mille, fu realizzato nel 1961.
FORTEZZA INESPUGNATA
Un aspetto singolare della secolare storia del Castello di Milazzo è che gli spalti delle sue mura non videro mai gli assalti vittoriosi d’un nemico espugnatore. Difatti tutti i passaggi di autorità sul vecchio maniero, numerose volte assediato ma mai conquistato, furono legati a cessioni, trattati, rese o tradimenti imposti da esigenze politiche, intrighi di parte o da fatti storici contingenti.
Gabriele Squadrito, classe III ACM