Un vaccino contro il virus Zika
Il virus Zika fino all’anno scorso era quasi completamente sconosciuto nel mondo ma, il 2 Marzo del 2015, venne improvvisamente allertata l’Organizzazione Mondiale della Sanità riguardo al diffondersi di una nuova epidemia virale negli stati settentrionali del Brasile.
Si trattava, per l’appunto, del virus Zika (ZIKV), un virus a RNA della famiglia Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1947 in Uganda, nella Foresta Zika, una riserva naturale vicino ad Entebbe.
Negli ultimi anni, però, la malattia si è diffusa in tutti i continenti, compresa l’Europa.
Questo virus viene trasmesso da numerose zanzare del genere Aedes e provoca una malattia nota come “Febbre Zika”. Esso è strettamente correlato a quelli che provocano, ad esempio, la febbre gialla, anch’essa trasmessa principalmente da punture di insetto. Infatti, i sintomi riscontrati sono febbre, mal di testa, dolori alle articolazioni e uno sfogo inusuale sulla pelle.
Negli ultimi anni, però, sono sorte nuove conseguenze a questa infezione virale; in Brasile i casi di microcefalia, una malformazione neurologica nella quale la circonferenza del cranio è notevolmente più piccola della media, erano rari, adesso invece il rischio di partorire un bambino affetto da questa patologia va dall’1 al 30%.
La relazione tra la microcefalia e il virus zika è stata attestata in laboratorio poiché alcuni ricercatori dell’Università di San Paolo hanno estratto zika dal sangue di soggetti infetti iniettandolo ai topi per simulare l’infezione umana.
Tutto ciò è inconcepibile, com’è possibile accettare la nascita di bambini malformati in un mondo che possiede le risorse necessarie affinché tutto questo non accada?
Si è ricorso, quindi, alla creazione di vaccini in grado di sconfiggere questo virus; tutto ciò è facilitato dal fatto che si tratti di un virus piuttosto stabile di cui l’organismo umano riesce a liberarsi spontaneamente sviluppando un’immunità naturale.
Un primo vaccino contro zika è nato nel laboratorio di Dan Barouch negli Stati Uniti. Si tratta di un vaccino a base di DNA nudo; le cellule dell’organismo che catturano il DNA iniziano a sintetizzare le proteine virali, contro le quali il sistema immunitario attiverà una risposta. Questo metodo presenta dei vantaggi, come la facilità di produzione in laboratorio, ma anche molti svantaggi poiché è possibile che la risposta immune possa essere meno vigorosa rispetto ad altre e che non si ottenga una resa adeguata; questi tipi di vaccini infatti vengono realizzati in grandi colture di batteri e non nelle uova come per i vaccini tradizionali (più efficienti da questo punto di vista).
Fino ad oggi ci sono stati diversi tentativi di sviluppare vaccini a DNA contro vari tipi di virus ma con scarsi risultati; infatti, nessun vaccino di questo tipo è mai stato approvato per uso umano.
Un secondo vaccino, più tradizionale, è stato creato nel laboratorio di Nelson Michael, in Maryland. Qui il virus zika è stato attenuato, ossia danneggiato fino a diventare inoffensivo ma riconoscibile per il sistema immunitario.
Successivamente, un terzo vaccino è stato sviluppato da Barouch; parte dei geni di zika sono stati inseriti in un virus, svuotato dei propri geni.
Questi vaccini sono stati testati in laboratorio iniettandoli negli animali e riscontrando ottimi risultati; adesso occorre fare un altro passo in avanti sperimentandoli sugli esseri umani. Il 2 agosto 2016 è cominciata la prima fase di sperimentazione di un vaccino anti-zika a DNA nudo, uscito dal laboratorio di J.R. Mascola presso il Vaccine Research Center, testata su 80 volontari, fase che dovrebbe concludersi a dicembre. Nel 2017 si potrebbe procedere allargando lo studio a circa 5000 individui. Se non ci dovessero essere complicanze, già nel 2018 potrebbe esserci un vaccino efficace e approvato per uso umano.
Di Salvo Aurora, V C BS