Isabelle Allende – L’amante giapponese (Feltrinelli)
Irina, una giovane moldava con un triste passato alle spalle, vive di lavori saltuari fin quando non viene assunta a LarK House, una residenza per anziani. Qui, tra tutti gli ospiti della struttura , incontrerà una donna altera e oltremodo misteriosa, Alma Belasco. In realtà Alma, conquistata dall’efficienza e dalla discrezione di Irina, deciderà di raccontare a lei e al nipote Seth Belasco la storia della sua vita. Conosceremo così le vicende di Alma e della sua famiglia in fuga dalla Polonia durante la Seconda Guerra mondiale , la solitudine di una bambina lontana dagli affetti più cari nella sontuosa residenza americana degli zii, l’amore forte, potente, indissolubile che la lega al giardiniere giapponese dei Belasco, Ichimei. La storia del romanzo ci insegna come l’amore, quello vero, riesca ad andare oltre il tempo, le difficoltà, le differenze sociali, l’odio razziale. Come scrive la stessa autrice: <Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non li soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno>.
Il romanzo è costituito da numerosi fili narrativi sapientemente intrecciati dall’autrice che così ha l’opportunità di materializzare, davanti agli occhi del lettore, i molti personaggi della vicenda, senza trascurare nessuno di loro e descrivendone le pieghe più profonde dell’anima. Alma ed Ichimei, soprattutto, sono due personaggi che restano scolpiti nella mente del lettore: lei “autoritaria nei modi, esigente sui particolari”,”gelosa della sua indipendenza” , la cui “alterigia era un modo per difendersi dalla curiosità altrui” e lui con la sua “ imperturbabile forza interiore, la sua assenza di vanità, la sua dolcezza, la sua delicatezza”
Lo stile dell’Allende è fluido, appassionato e capace di gestire una materia narrativa e storica alquanto corposa. La sua arma vincente è comunque la capacità di penetrazione psicologia nei suoi personaggi, il suo soffermarsi sulle emozioni più che sulle vicende: non descrive ma evoca, trasportandoci in una dimensione distante dalla concretezza del reale.
Annarita Formica