In viaggio tra le chiese di Milwaukee
Un’esperienza che vorrei condividere con voi in quanto mi ha molto colpita facendomi riflettere su temi attuali dei quali a volte sento parlare con molta superficialità è stata una gita che ha organizzato la mia scuola americana.
Martedì 8 dicembre, in Italia è la festa dell’Immacolata e le scuole sono chiuse. In America non si festeggia questa ricorrenza ma ho comunque trovato un modo per far festa anch’io quel giorno. Ho fatto una gita scolastica durata l’intera giornata.
Con me c’erano Eren e Samaya, la prima una exchange tailandese e la seconda una ragazza di Mukwonago, con le quali condividevo piacevolmente il pranzo durante la mensa. La loro presenza e le chiacchiere scambiate hanno reso la gita più gradevole e mi sono sentita meno sola come talvolta mi succedeva… ma chi ha detto che i ragazzi americani sono socievoli? Di questo però ne racconterò un’altra volta.
In America, non è come in Italia, dove vi è una religione predominate, ma, al contrario, vi sono tante religioni e nessuna è posta su un gradino di rilievo rispetto ad un’altra. Nel nostro paese invece, tutto ciò che si discosta dalla religione cristiana, viene etichettato come diverso. Certo, non abbiamo mai avuto l’opportunità di vedere la religione da un altro punto di vista e ciò che si disconosce viene definito diverso, non viene “accettato”. Il mondo è bello perche è vario, perciò perchè rimanere nell’ignoranza? Perché ignorare qualcosa che non conosciamo? Invece di trarre proprio da questa varietà un beneficio, aprendo nuove finestre del nostro sapere.
Chi l’avrebbe mai detto che, andando in America, avrei avuto l’opportunità di fare una gita proprio all’interno di 4 chiese di natura completamente diversa, è stata un’esperienza fantastica che mi ha davvero aperto gli occhi facendomi cambiare completamente il mio punto di vista sulle religioni, sul diverso modo di concepire Dio.
La prima tappa del nostro “tour” è stata il tempio Buddista che si trova a Waukesha, è stato il luogo che mi è piaciuto di più. Il “monaco” che ci ha accolto si è mostrato subito molto gentile e disponibile, ci ha raccontato molte cose riguardo la sua vita, riguardo la sua religione e ha risposto cordialmente alle nostre domande . Ci ha raccontato come si svolge una sua giornata tipo: sveglia alle 4 del mattino, alle 5 inizia la preghiera che dura fino alle 10 circa, alle 10 e 30 mangia ed è l’unico pasto della giornata, il pomeriggio libero per fare ciò che vuole, leggere, scrivere, meditare. Alle 9 di sera ha un’altra preghiera. Diceva che non aveva bisogno di dormire tanto in quanto mentre prega e mentre fa meditazione il corpo si riposa. Ci ha raccontato che non può uscire spesso, che non può guardare la TV e, dopo la gaffe che ha fatto la professoressa che ci accompagnava, abbiamo scoperto che non può avere nessun contatto con le donne pena la perdita della dignità di monaco. Mentre stavamo per andarcene infatti, la professoressa gli ha porto la mano per salutarlo e ringraziarlo e lui ha dovuto rifiutare gentilmente ma fermamente.
La seconda tappa è stata, in una chiesa Cristiana Ortodossa. Devo confessare che la permanenza è stato abbastanza noiosa, il prete parlava a raffica, tutti, e dico tutti, compresi i professori stavano per addormentarsi. L’unica cosa che mi ha colpito è stata che il prete ortodosso può sposarsi e avere figli.
Arrivati a metà del “tour” era prevista una piccola “pausa” per il pranzo. Abbiamo pranzato in un ristorante indiano, dove c’era una grande televisione nella quale trasmettevano un servizio sul papa sull’apertura della Porta Santa e l’inizio dell’anno giubilare. Dopo questo break, siamo andati in una chiesa cattolica. Si stava celebrando la funzione della festa dell’Immacolata. La chiesa era tappezzata da immagini ed oggetti dei vari Papi. Cominciavo a sentire la stanchezza della giornata ma facendo un piccolo sforzo mi sono concentrata e ho seguito la descrizione della guida che raccontava come la chiesa fosse ispirata a quelle di San Damiano e di San Francesco in Assisi.
Infine come ultima tappa siamo andati in una moschea. Mi è piaciuta molto anche perché incuriosita da un luogo completamente nuovo per me e che negli ultimi tempi suscita paura a causa delle note vicende legate al terrorismo islamico. C’erano fedeli che pregavano inginocchiandosi e gridando il nome di Allah, altri vestiti con abiti tradizionali e altri invece vestiti all’occidentale. Nel vedere i fedeli vestiti con la tunica a volte avevo qualche brivido di paura che però riuscivo a placare in fretta, frutto di un’ingenua generalizzazione che mi faceva associare un abito ad un terrorista. Come dire: “L’Abito non fa il Monaco”.
L’Imam ha detto delle cose veramente sagge che mi hanno fatto riflettere. La loro religione viene vista come qualcosa di sbagliato, ormai la gente li giudica con razzismo a causa dei media che divulgano solo notizie negative sul loro conto. D’altronde è ovvio, notizie positive non fanno audience ma è anche vero che dovremmo fermarci a riflettere senza puntate il dito a priori contro qualcuno. Non possiamo fare di tutta l’erba un fascio, non perché sono musulmani devono essere parte dell’isis, è come se ci spaventassimo di una persona per il colore della sua pelle. Certamente ci sono persone nere cattive, come ce ne sono di bianche, di gialle e di tutti i colori.
Viaggiare significa conoscere e la conoscenza conduce alla tolleranza, all’accettazione delle differenze. Arrivati nel 21esimo secolo dovremmo smetterla.
Tanta evoluzione per cosa?
Avere l’ultimo modello di iphone?
Alice Minniti VEBS