sabato, Novembre 23, 2024
Scienza e Cultura

Scoperto interruttore che spegne le cellule killer dei tumori. (da ansa.it)

ansa.itdi Maria Emilia Bonaccorso

Studio Ospedale Bambino Gesù con Università di Genova.

L’obiettivo e’ quello di disarmare i tumori, togliendo loro quella capacita’ che hanno di “ingannare” il sistema immunitario, rendendo quest’ultimo incapace di attaccare e quindi di distruggere le cellule malate. Uno studio italiano ora apre la possibilita’ di sviluppare nuove strategie di cura, disinnescando proprio quel meccanismo che permette al cancro di proteggersi, con l’uso di un anticorpo monoclonale capace di riaccendere l’attivita’ delle cellule ”di difesa”.

Il funzionamento di questo meccanismo, con l’individuazione dell’interruttore che spegne le nostre difese, è stato scoperto grazie ad uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, condotto insieme al dipartimento di medicina sperimentale dell’Università di Genova e pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Allergy and Clinical Immunology. Si tratta di una reazione che si scatena quando le cellule natural killer (che svolgono un ruolo importante nel riconoscimento e nella distruzione di cellule tumorali o infettate da virus) entrano in contatto con quelle tumorali, provocando la disattivazione di questo fondamentale meccanismo di difesa.

La comprensione di questo meccanismo d’azione, permetterà, spiegano i ricercatori, “progressi decisivi nella lotta contro alcuni tumori”. Le natural killer sono cellule del sistema immunitario che svolgono un ruolo importante nel riconoscimento e nella distruzione di cellule tumorali o infette da virus. Lo studio ha dimostrato che in pazienti con tumore, le cellule natural killer hanno sulla loro superficie un recettore inibitorio (un vero e proprio interruttore cellulare) chiamato PD-1. Quando le cellule attaccano quelle tumorali per ucciderle, vengono frenate perché il recettore PD-1 interagisce con molecole presenti sulla superficie esterna delle cellule tumorali, di fatto spegnendo le cellule che difendono l’organismo.

Come conseguenza che, un importante meccanismo di difesa viene disattivato e il tumore può crescere liberamente. Èperò possibile, ed e’ questa la bella notizia, prevenire l’azione che blocca la difesa immunitarie. «Questo è stato dimostrato non solo in laboratorio ma anche in pazienti affetti da alcuni tumori molto frequenti, quali il melanoma e i tumori polmonari, grazie all’uso di un anticorpo monoclonale specifico per il recettore PD-1” dice la dottoressa Emanuela Marcenaro dell’Università degli studi di Genova. L’anticorpo, legandosi al PD-1, lo “maschera”, impedendogli di generare segnali che rendono inoffensive le cellule killer dei tumori. Lo studio e’ stato possibile grazie al continuo supporto dell’AIRC – è stato compiuto in pazienti con carcinoma dell’ovaio, tumore frequente e molto aggressivo, ma ha una valenza più generale. Il trattamento è potenzialmente valido anche per i tumori pediatrici, spiega il professor Lorenzo Moretta, responsabile dell’area di ricerca di immunologia del Bambino Gesù, e ”la comprensione del meccanismo d’azione del PD-1 e l’identificazione delle cellule delle nostre difese immunitarie coinvolte in questo meccanismo (ad es. le cellule NK del nostro studio) permetteranno progressi decisivi nella lotta”.

Nuovo passo per la cosiddetta immuno-oncologia con la ricerca condotta a Roma, all’ospedale Bambino Gesu’, e all’universita’ di Genova. La scoperta dell’interruttore capace di spegnere il funzionamento delle cellule natural killer contro i tumori e la prospettiva di poter utilizzare un anticorpo monoclonale per ‘riaccendere’ l’attivita’ di queste cellule contro la malattia, e’ guardata con speranza dai ricercatori che credono di avere trovato un nuovo tassello nella lotta ai tumori, in particolari quelli con metastasi. A spiegarlo e’il professor Lorenzo Moretta, direttore del dipartimento dei laboratori e immunologia e responsabile dell’area di ricerca di immunologia del Bambino Gesù.

A decidere come e se usare la nuova strategia, fino ad ora testata in laboratorio e non clinicamente, saranno gli oncologi, ma, spiega Moretta, l’anticorpo potrebbe essere una terapia che integrerebbe le altre cure. Fra i tumori candidati a questo tipo di trattamento c’e’ il neuroblastoma, un tumore maligno che si origina da cellule nervose immature. ”Questo trattamento potrebbe quindi integrare le terapie convenzionali”, spiega Moretta, rendendo le difese naturali dell’organismo capaci di reagire ad un pericolo, quello appunto dei tumori, ”che a volte nella malattia diventa invisibile al sistema immunitario”

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