APRE IL “BIRRIFICIO MESSINA” (da comunicazione libera.it)
Il sogno dei 15 soci del «Birrificio Messina» diventa realtà: nella zona Asi di Larderia, ha aperto i battenti il nuovo stabilimento di produzione della birra nato dalle ceneri della fallita Triscele. A stare vicino ai lavoratori, tra gli altri, l’ ex commissario della Provincia, Filippo Romano, oggi delegato del sindaco Metropolitano Renato Accorinti alla gestione del Consiglio Metropolitano. La Sicilia è diventata una vera fucina di mastri birrai. Le birre siciliane sanno davvero esprimere al meglio il territorio e accontentare i gusti degli appassionati.
La bevanda che nelle intenzioni del gruppo intende prendere il posto della «Messina» tra bar e pizzerie si chiamerà «Birra dello Stretto»; le altre due «Doc 15», birra definita «luppolata» perché conterrà a dosi elevate la sostanza derivata della pianta che è essenziale nella produzione delle «bionde», e la cruda Doc 15 dal gusto fruttato. Si chiamano Doc per le competenze degli addetti e 15 come il numero di chi ha, con forza e caparbietà, creduto nell’avventura economica.
Si centra un obiettivo che significa recupero di una tradizione, di posti di lavoro e di economia siciliana”, ha detto l’assessore delle Attività produttive, Mariella Lo Bello. “Siamo orgogliosi – continua – Mariella Lo Bello – di aver portato a compimento, con questa azione, un ciclo di interventi risolutivi per le tre città metropolitane, in termini di lavoro ed economia.
Una nuova stagione si apre per gli operai della fabbrica fondata nel 1923 dalla famiglia Lo Presti-Faranda. Nel 1988 la società messinese fu acquisita dalla Dreher Spa di Milano, nel frattempo divenuta Heineken Italia; 11 anni dopo, nel 1999, il gruppo decise di utilizzare lo stabilimento messinese solo come impianto di imbottigliamento nonostante producesse circa 500.000 hl di birra l’anno, gran parte dei quali destinati al mercato siciliano. Dopo la chiusura, l’attività è stata rilevata dai 16 lavoratori che hanno investito un milione di euro per acquistare macchinari e capannoni. Poi hanno bussato alle porte della Regione che ha concesso i terreni dove collocare gli impianti.