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L’importanza dei romanzi per l’empatia e lo sviluppo sociale. (da lescienze.it)

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Racconti, romanzi, film non sono solo intrattenimento: una rassegna degli studi più recenti sul rapporto tra narrazione e stato mentale conferma che sono importanti strumenti per sviluppare e mantenere attiva la nostra capacità di avere una “teoria della mente” e di essere empatici. La finzione narrativa potrebbe quindi aver avuto un ruolo centrale nello sviluppo delle nostre capacità sociali.

 

La finzione narrativa – soprattutto quella letteraria, ma anche quella cinematografica – stimola l’empatia e lo sviluppo umano: esplorando la vita interiore dei personaggi, i lettori possono formarsi idee su emozioni, motivazioni e idee degli altri, ben al di là di quanto è scritto sulla pagina o rappresentato sullo schermo. E’ questa la conclusione a cui è giunto Keith Oatley, dell’Università di Toronto in un articolo pubblicato su “Trends in Cognitive Sciences” in cui fa il punto sui risultati di una serie di recenti studi sui rapporti fra narrazione e stato mentale.

L’idea che fra immaginazione narrativa, sviluppo di una “teoria della mente” (la capacità di attribuire anche agli altri degli stati mentali e di comprenderli) ed empatia ci fosse uno stretto legame non è nuova per la psicologia, tuttavia a lungo la sua validità è stata affidata a esemplificazioni aneddotiche. La situazione è cambiata con lo sviluppo delle tecniche di imaging cerebrale che, fornendo un punto di riferimento obiettivo, ha stimolato stimolato ricerche più sistematiche sia di tipo neuroscientifoco che più classicamente psicologico.

Uno studio diretto dallo stesso Oatley, per esempio, ha appurato che mostrando a un gruppo di soggetti 36 fotografie di occhi e chiedendo di scegliere fra quattro termini quello che indicava ciò che stavano pensando o provando (un classico test per la valutazione dell’empatia), i  soggetti che avevano precedentemente letto un testo di narrativa ottenevano punteggio più elevati di quelli a cui era stato fatto leggere un testo non narrativo. E lo stesso avveniva, sia pure in misura meno marcata, se l’esperimento era condotto con filmati di fiction o no.

La maggiore efficacia della lettura potrebbe essere legata al maggiore impegno immaginativo a cui costringe, per il quale il nostro cervello pare molto versato: un altro studio di risonanza magnetica funzionale ha infatti mostrato che sono sufficienti brevissime frasi descrittive  (come “un tappeto blu scuro”) per portare l’ippocampo – una regione del cervello associata con l’apprendimento e la memoria – ai livelli massimi di attività.

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“Questo – dice Oatley – ­ sottolinea il potere della mente di chi legge e come gli scrittori non abbiano bisogno di descrivere le scene in modo esauriente per accendere la fantasia del lettore: basta che le suggeriscano.”

Questo nuovo campo della psicologia della finzione narrativa solleva molte questioni: perché nei bambini in età prescolare l’ascolto di racconti o la visione di film stimola lo sviluppo della teoria della mente, ma – come ha mostrato un’altra ricerca – questo non avviene con i programmi televisivi? E ancora: qual è il ruolo della narrazione nell’evoluzione umana?

Secondo Oatley racconti, romanzi, film o serie televisive sono frammenti di coscienza che passano da una mente all’altra e che hanno influito e influiscono sulla nostra evoluzione come esseri sociali: “Pressoché tutte le culture umane creano storie che, fino ad ora, sono state classificate piuttosto sprezzantemente come ‘intrattenimento’. Ma penso che ci sia qualcosa di più profondo e importante”, osserva Oatley. “E’ distintivo degli esseri umani stringere con altre persone – amici, amanti, bambini – accordi sociali che non sono preprogrammati dall’istinto. La finzione narrativa può aumentare la nostra esperienza sociale e aiutarci a comprenderla”.

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