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La Stampa 16/04/2016,di Giuseppe Bottero.- I cervelli in fuga tornati a Torino: “Così ripuliamo l’aria della città”

 

Un patto tra imprenditori e ricercatori dietro la start-up dell’energia verde

Erano quattro cervelli in fuga dall’Italia, finiti a studiare e lavorare tra Londra, New York, Boston e Austin. Si sono guardati negli occhi, hanno fatto un patto e deciso di tornare. Per dimostrare che si può fare innovazione anche qui, progettando le tecnologie migliori per poi farle viaggiare nel mondo.

 

Enerbrain, «scatoletta intelligente» che promette di tagliare di oltre il 30% i consumi energetici di scuole, grandi palazzi e centri commerciali, nasce e si sviluppa al pianterreno di una villa storica, nel verde della collina di Torino. L’hanno ideata Giuseppe Giordano, laurea in architettura ed esperienze negli States, Marco Martellacci, fisico cibernetico con un lungo background come consulente per grandi aziende, Filippo Ferraris – trentenne, ha già avviato due start-up – e Francesca Freyra, ingegnere, che si è formata tra il Politecnico, l’Imperial College di Londra e il Mit di Boston. Assieme a loro, tra tavoloni in legno e una sfilata di computer portatili che sa di Silicon Valley, lavorano Alexis Susset, dieci anni in Vodafone, e gli analisti Daniela Raimondo e Vittorio Vocino. Un team internazionale, che ha accettato la sfida dei fondatori.

 

«Le città, oggi, sono fatte di edifici che consumano energia, inquinano e, senza che ce ne accorgiamo, danneggiano la nostra salute – dice Giordano -. Quando penso al futuro lo immagino verde, smart, a misura d’uomo. Un luogo in cui i fabbricati si adattano in tempo reale alle persone e al clima». Nel nostro Paese, però, è particolarmente complicato: il 90% delle costruzioni ha oltre vent’anni. «Siamo abituati a preoccuparci delle città, Torino è una delle più inquinante d’Italia, ma in realtà la maggior parte lo trascorriamo chiusi in una stanza. E la qualità dell’aria è fondamentale», prosegue.

 

Qui, spiega, si inserisce Enerbrain. I ragazzi, infatti, installano dei sensori che, oltre alla temperatura, rilevano anche le emissioni di CO2 e i valori ambientali. A quel punto, con una centralina, diventa possibile modificare i parametri, alleggerendo le bollette e tagliando gli sprechi. Ci pensa un algoritmo, creato dagli startupper, ma l’obiettivo è coinvolgere anche chi vive o lavora nei palazzi «intelligenti»; possono controllare in diretta i consumi attraverso un’applicazione per i cellulari che, in pratica, monitora il battito cardiaco dell’edificio.

 

Raccontata così, sembra quasi semplice. Non è esatto, perché dietro c’è uno studio lunghissimo. «Avevamo un’idea su cui puntare, e abbiamo fatto una scommessa», sorride Ferraris. Per ora sta pagando. Soprattutto perché, oltre all’impegno per la sostenibilità, c’è attenzione verso il business e partner importanti. «Stiamo lavorando, per esempio, con l’Otto Gallery, il grande centro commerciale al Lingotto di Torino», dice Giordano. Un’aria migliore, infatti, significa più tempo passato tra le vetrine, e una bella spinta ad aprire il portafoglio. In rampa di lancio ci sono progetti con altre realtà torinesi: musei, hotel, la Scuola Holden di Alessandro Baricco. «Siamo talmente sicuri che il sistema funzioni da distribuire i benefici con i clienti. Installiamo le centraline senza costi, e dividiamo la cifra che loro riescono a risparmiare». Il futuro della «scatoletta», però, è fuori da Torino. «L’Europa è molto frammentata, ma c’è attenzione e degli obiettivi ambientali da raggiungere entro il 2020 che, per noi, rappresentano una grande opportunità. Gli investitori ci hanno chiesto di andare sui mercati internazionali, da Hong Kong agli Emirati e stiamo sviluppando dei manuali in più lingue per consentire a chiunque di installare Enerbrain in completa autonomia». Dopo il ritorno a casa, è il momento di ripartire.

 

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