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Scilla e Cariddi: i leggendari mostri dello Stretto di Messina

Fin dai tempi più antichi, lo Stretto di Messina è stato un luogo che ha contribuito a creare tanti miti come le accattivanti leggende Scilla e Cariddi.

Scilla significa, “colei che dilania”, in origine fu una bellissima ninfa, di rara bellezza, secondo alcuni figlia della dea Crateiso; secondo altri di Forco, divinità marina della mitologia greca, e di Ecate, dea degli incantesimi e degli spettri. La ninfa amava passeggiare lungo le spiagge di Zancle, l’antica Messina. Era tanto bella quanto vanitosa, non voleva nessun corteggiatore neanche Glauco, dio marino per metà, che l’amava perdutamente. Infatti quest’ultimo ricorse all’aiuto della maga Circe che a sua volta era interessata alle attenzioni di Glauco al punto da non fargli una pozione d’amore ma un’altra, versata nello spazio d’acqua in cui la ninfa era solita farsi il bagno. Scilla, immergendosi nelle acque toccate dal maleficio, si trasformò in un orrendo mostro… un essere con 12 potenti zampe, lunghe code di serpenti, teste di orribili cani, dotate di immense fauci e tre file di denti aguzzi. Disperata per il suo orribile aspetto, la ninfa decise di nascondersi sotto le acque marine, scaricando tutto il suo rancore neri confronti dei marinai che vi si avvicinavano. Il mostro fu ucciso da Ercole, irato per la perdita di parte del suo equipaggio durante l’attraversamento dello Stretto di Messina ma per la natura divina della creatura, venne resuscitata e riposta a guardia di quel tratto di mare.

Ed ecco il mostro che porta il mio cognome Cariddi, che significa “colei che risucchia”. Cariddi era figlia di Poseidone e di Gea, Madre Terra, era famosa per la sua voracità tanto che un giorno rubò, al semi-dio Eracle o Ercole, dei buoi dal suo gregge per mangiarseli. L’eroe si rivolse a Zeus affinché la giovane fosse punita per la sua ingordigia e Zeus le scagliò contro un fulmine, facendola cadere in mare, trasformandola in un mostro con una bocca piena di denti con la quale risucchiava l’acqua del mare e la rigettava per tre volte al giorno, causando vortici che inghiottono le navi di passaggio, provocando violenti naufragi. Da quel momento Cariddi rimarrà nello Stretto di Messina, nella riva opposta a Scilla.

GABRIELLA CARIDDI 1C

I.C. PRIMO MILAZZO

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