lunedì, Gennaio 6, 2025
Comprensivo Milazzo 1

Balena blu…fa pensare alle favole, ma dal finale tragico!

I giochi scaricati sul cellulare sono ormai diventati un passatempo comune a tutti, alcuni sono tuttavia allegri e divertenti, divisi per fasce d’età, altri invece sono macabri, pericolosissimi come il Blue whale. Il nome del gioco deriva dallo spiaggiamento dei cetacei che, lasciandosi andare a riva, trovano la morte. Inoltre la balena, secondo gli esperti decide autonomamente quando il respirare, è sempre cosciente. Il motivo del nome probabilmente deriva da questo: restare sempre coscienti. Secondo NetFamilyNet.org, la storia del Blue Whale sarebbe una falsa notizia sensazionalista nata tra il novembre 2015 e il maggio del 2016 in Russia e recentemente ripresa sui media occidentali, tra cui tabloid scandalistici come The Daily Mail e The Sun. In Italia, con mesi di ritardo, è diventata di improvvisa attualità nel maggio del 2017.

L’ipotetico gioco sarebbe distribuito sotto forma di app, che però risulta introvabile a chi la cerca davvero per verificare la notizia.

L’ideatore del gioco sarebbe un russo, Philipp Budeikin, ex studente di psicologia (nato attorno al 1996) espulso dall’università ed arrestato a novembre 2016, anche se tra il 15 e il 16 maggio 2017 vari quotidiani italiani hanno dato la notizia come se fosse appena avvenuta. Budeikin ha dichiarato di non ritenersi pentito, oltre che di aver creato il gioco per spingere all’uccisione persone che giudicava indegne di vivere. A lui sarebbero riconducibili le morti di 16 ragazze.

Sulla stampa tale numero appare solitamente assai gonfiato e si dice che la moda, iniziata nel 2013 con un gruppo del social network russo VKontakte detto F57, avrebbe ucciso 130 o secondo altri più di 150 adolescenti, ma in realtà finora non è stato identificato alcun suicidio con collegamenti concreti riconducibili  al gioco. Al fenomeno, la trasmissione televisiva italiana “Le Iene “ ha dedicato un servizio mandato in onda il 14 maggio 2017, raccogliendo le testimonianze di due madri di ragazze suicide per cause non accertate, del responsabile di un’associazione russa di assistenza all’infanzia e del compagno di classe di un ragazzo livornese suicidatosi  di recente, per il quale gli inquirenti hanno già il 7 marzo, escluso che il gioco possa essere la causa del suicidio. Ma l’allarme c’è e non bisogna sottovalutare tali casi.

Questo fenomeno ha dato spazio a teorie del complotto, alcune delle quali affermano che sia una campagna gestita ed organizzata da nazionalisti ucraini. Davvero orribile! Il presunto gioco consisterebbe nel contattare, tramite profili falsi o anonimi di social network, gli adolescenti proponendo loro una sfida. Sfida che si articola attraverso 50 prove, di pericolosità crescente: il giocatore, una volta accettato di partecipare, non può ritirarsi per le minacce di ritorsione contro esso e i familiari. Le istruzioni per le prove, fornite da un amministratore (curatore), consistono – per esempio – in: atti di autolesionismo (incidersi la pelle), compiere selfie in situazioni pericolose, uccidere animali per poi scattare foto, procurarsi dolore, modificare gli orari di sonno per guardare film horror. Le pericolose prove incidono sull’aspetto psicologico del giocatore, tanto da plagiarlo e renderlo facile vittima di un’istigazione a suicidarsi.

L’ultima prova, fatale, richiede di gettarsi dall’alto del palazzo più alto della città, togliendosi così la vita. Il tutto deve essere filmato. Ma non è solo questo gioco ad essere macabro purtroppo. Ne esistono molti altri pensati soprattutto per bambini e adolescenti, che in questa età, sono facilmente influenzabili. La colpa? Se c’è una colpa è senza dubbio dei genitori , che secondo alcune statistiche,( non occorrono statistiche ) non trovano il tempo di seguire i figli e delegano nell’educazione . Si spera che nel futuro,si crei una sorta di filtro per questi giochi,o meglio che non si creino più e come dice lo scrittore Crepet, ci si augura che i genitori non lascino soli gli adolescenti, forse la solitudine, il bisogno di essere capiti, l’incomprensione dei genitori ,li getta nello sconforto.” I ragazzi sono da sempre stati attratti dalla morte non è una novità- dice lo psichiatra e scrittore- la novità è usare la tecnologia in questo modo “.

Aurora Pavone 2D

Scuola media Garibaldi

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